Sono 18 le incisioni di Goya esposte alla Reale Accademia di Spagna sino al 20 aprile 2007: si tratta di opere appartenenti alla Calcografia Nacional, conosciute come Disparates (letteralmente ?stravaganze?, ma nota come ?proverbios? o ?proverbi?) realizzati da Goya probabilmente tra il 1819 e il 1823, lo stesso periodo nel quale si dedicò alle ?pitture nere?. E? una serie incompiuta e sulla quale ancora non c?è un grande dibattito tra gli studiosi per capirne il significato, ancora sconosciuto.
I Disparates fu l?ultima grande collezione di incisioni che Goya lasciò. In totale si conoscono 22 matrici delle quali 18 appartengono alla Reale Accademia di Ballas Artes de San Ferdinando e 4 ad una collezione privata francese. Siamo di fronte ad opere più curate e dedicate al genio spagnolo, realizzate senza improvvisazione né correzioni. Tuttavia ci sono tre grandi enigmi: la loro interpretazione, l?ordine seriale e il titolo della maggior parte di esse. Si conosce solo il titolo di tredici incisioni che Goya nominò utilizzando Disparates come prima parola, parola che ha dato il nome all?intera collezione. La prima edizione del 1864, realizzata dall?Accademia de Bellas Artes di San Ferdinando, venne pubblicata con il titolo di Proverbi, perché si pensava che le rappresentazioni fossero l?interpretazione di proverbi. Ma questo significato non è condiviso da quella parte degli studiosi che ritengono le incisioni scene del Carnevale.
Il difficile momento storico della Spagna del primo Ottocento unito all?età avanzata e alla malattia incisero profondamente sulla personalità di Goya, che si ritirò nella ?Quita del Sordo?, la sua casa di campagna, dove creò non solo i Disparates , ma anche le ?pitture nere? che ne decoravano i muri.
Il Comune di Fuendetodos (paese natale di Goya) chiese all?artista concettuale Riccardo Calero di lavorare sui Disparates per continua re nel presente la serie lasciata incompiuta circa duecento anni fa. Da questo studio e sperimentazione nascono le serie Disparates di Fuendetodos e le sue Incisioni di luce, opere che mescolano l?incisione, la fotografia e l?azione. Un lavoro sul territorio, metodologia abituale dell?artista, nel quale Calero è stato aiutato dagli agricoltori di Fuendetodos e dalla locale Guardia Civil (polizia statale).
Le creazioni di Riccardo Calero non ripetono le immagini di Goya, al contrario, egli rinuncia a qualsiasi ?approvazione figurativa?. Si reca a Fuendetos e chiede aiuto per scavare un fosso dove mette numerosi pezzi di carta bianca fermati con dei sassi. Il tutto accompagnato da un?immensa scritta all?orizzonte: GOYA. Calero, in questo modo, scatena un processo seminale che riprende la metafora di opera d?arte come seme.
In contrapposizione alla semina ci sono le opere create dall?artista utilizzando gli spari della Guardia Civil. In questo modo spinge il mondo onirico di Goya fino alla crudeltà della violenza contemporanea, rappresentata dall?impatto del proiettile sull?opera. Le pagine attraversate, i resti di polvere, disposte come struttura di ripetine manimalista, sono accompagnate da un certificato rilasciato dalla Guardia Civil che spiega il tipo di azione compiuta sotto richiesta di Calero. Questo ?singolare? documento concettuale sottolinea il carattere di performance delle sue incisioni nelle quali si mescolano allegorie della vita (la germinazione naturale) e della morte (la violenza della società).
San Pietro in Montorio n° 3 – Roma