Non hanno avuto la copertura mediatica che sicuramente meritavano le recenti dichiarazioni di Ivano Dionigi, Rettore dell?Alma Mater ,che non solo ha criticato l’istruzione impartita dalle scuole superiori, ma anche la formazione che ricevono gli iscritti all’ateneo di Bologna.
Secondo il Rettore i ragazzi che arrivano all?università. sono «semi-analfabeti» a causa della scarsa preparazione scolastica . Parole molto dure .e pronunciate proprio nel giorno in cui il Sole 24 ore usciva con la classifica che vede Bologna prima per gli incentivi sulla didattica, «Non mi faccio commuovere dalle classifiche per come sforniamo i nostri laureati in tutte le discipline. Abbiamo di che non essere soddisfatti, né mi conforta essere meglio di altri atenei, noi dobbiamo guardare avanti , all´Europa, al mondo globalizzato, impegnarci e chiedere uno sforzo supplementare per migliorare il livello della preparazione degli studenti in tutte le facoltà».Sicuramente nel pronunciare queste parole il Rettore aveva ben presente la classifica che annualmente redige la Times Higher Education Questa istituzione anglosassone per redigere la sesta edizione della classifica delle 200 migliori università del mondo, attribuisce ad ognuna uno specifico punteggio calcolato in funzione del numero di pubblicazioni dei docenti, delle citazioni e dei riconoscimenti che hanno ricevuto i singoli atenei Tra le 200 migliori università del mondo, a farla da padrone sono gli atenei inglesi e statunitensi con Harvard, Cambridge e Yale nelle prime tre posizioni. Compaiono nella classifica anche numerose università asiatiche L?unica università italiana presente è quella di Bologna, ferma però al posto numero 174. Quali le cause di questa marginalizzazione internazionale che è andata aggravandosi nel corso degli anni ? I motivi principali , che hanno concorso alla bassa valutazione del nostro sistema universitario la colpevole rimozione del problema da parte dell?intera classe politica italiana a partire dal ?68, che ha contribuito a creare processi che hanno favorito la scarsa qualità dei docenti, le diffuse pratiche di nepotismo, la scarsità dei fondi per i centri di ricerca,l?obsolescenza delle strutture, l?analfabetismo degli studenti, Le università italiane e l?intera struttura educativa del nostro paese si trovano di fronte a un recupero di posizioni difficilissimo. Il Rettore,al termine del suo discorso al corpo docente, ha indicato l?unica via da percorrere per uscire da questa situazione promettendo riconoscimenti concreti a chi si impegnerà di più. «Chi vale di più e chi lavora di più deve ricevere di più».Quindi un discorso forte basato sulla meritocrazia ma che purtroppo rischia, come al solito, di cadere nella disattenzione dei media e della nostra classe politica colpevolmente incapace di sciogliere i nodi che impediscono la modernizzazione del nostro Paese.
Oggi nel nostro Paese la mancanza di meritocrazia , intesa come la somma dell?intelligenza, cognitiva ed emotiva, e degli sforzi dei migliori come aveva sottolineato Roger Abravanel in un suo recente libro, ha avuto come conseguenza quella di generare una classe dirigente debolissima e corrotta (siamo ai primi posti a livello mondiale per indici di corruzione e per il micidiale intreccio tra politica e affari ) che è causa del declino economico e sociale del nostro Paese . In Italia, infatti, come abbiamo modo di apprendere giornalmente dai nostri organi di informazione, più che la meritocrazia imperano il nepotismo e le raccomandazioni, queste ultime non necessariamente basate sulle qualità delle persone come sarebbe giusto e auspicabile, ma sulla logica di scambio di favori e di appartenenza alla casta.

Ha prevalso per decenni il cosiddetto familismo amorale il concetto che si diffonde quando gli individui si comportano secondo la regola di «massimizzare i vantaggi materiali e immediati della famiglia nucleare e supporre che tutti gli altri si comportino allo stesso modo».
Familismo amorale che ha avuto una accelerazione grazie ai modelli di iperconsumismo veicolati dalla nostra televisione. Il familista amorale sviluppa comportamenti non community oriented, ha sfiducia verso la collettività e non è disposto a cooperare con gli altri se non in vista di un proprio tornaconto. Il contrario del familismo amorale è la civcness, il senso civico. Fu l’antropologo americano Edward Banfield. a coniare questo termine con lo scopo preciso di spiegare le ragioni dell’arretratezza politica e sociale in cui versava una parte dell’Italia meridionale negli anni Cinquanta,. Ciò che colpì soprattutto lo studioso americano era l’estrema frammentazione del tessuto sociale. Tanto più sorprendente gli appariva la situazione di Montegrano ,nome fittizio del comune della Basilicata in cui aveva condotto l?indagine, se confrontata con quella di una tipica cittadina americana dello Utah, St. George, dove l’antropologo aveva appena concluso una ricerca. I montegranesi, a differenza dei loro omologhi d’oltreoceano, risultavano totalmente incapaci di unirsi e cooperare per dar vita a scuole, ospedali, imprese o qualsivoglia forma di vita sociale organizzata e di pubblico interesse. L’ipotesi esplicativa adottata da Banfield è gia sintetizzata nel titolo del volume pubblicato nel 1958 negli Stati Uniti: Le basi morali di una società arretrata. Titolo che si adatta perfettamente alla situazione dell?Italia di oggi.

Solo su una base condivisa di valori si può ?costruire una cattedrale? come suggeriscono Enrico Letta e Pierluigi Bersani nel loro ultimo libro proponendo una metafora del riscatto del nostro Paese. Ma la costruzione di una cattedrale ,si sa, richiede che tra la committenza e le maestranze esista una grande capacità di progettare il futuro,sforzi congiunti di diverse ed elevate professionalità ,sinergie,talenti, competenze e maestri eccellenti, per raggiungere obiettivi comuni e impegnativi. È per questo che ,concludendo,suggerirei di aggiungere come lettere-guida dei prossimi incontri: di Praxis le M di Moralità e di Meritocrazia dimensioni che sono sempre strettamente collegate.