Ci sono convinzioni delle quali percepiamo razionalmente la non sostenibilità eppure -per qualche oscuro motivo- non riusciamo a rinunciarvi. Forse il motivo non è poi così oscuro, ma nessuno, quando comincia a sospettare che babbo natale non esiste, ha interesse ad indagare più di tanto…
Una di queste convinzioni si potrebbe formulare così: “Se siamo tanti a credere nella stessa cosa, quella cosa è giusta.”
A chi non è successo di trovarsi -almeno una volta-in una piazza gremita, gomito a gomito con migliaia e migliaia di altre persone con le quali sentiva sinceramente di condividere un ideale, una passione, una certezza, un impegno? Non importa che si trattasse di una “certezza” ideologica, politica, religiosa o artistica: l’eccezionalità era proprio nel percepire quella realtà -in quel momento- come assoluta, indiscutibile e imbattibile. L’emozione di una condivisione così estesa e il brivido della passione per uno stesso obiettivo hanno pochi rivali: chi si sognerebbe di mettere in dubbio la giustezza di una realtà così travolgente? A chi (dei presenti) verrebbe mai in mente di chiedersi se tutte quelle persone sono lì perché pensano che quella realtà sia giusta o bella o vera o non sia invece che essa appare loro giusta, bella e vera proprio perché esse sono lì tutte insieme?
Non è difficile immaginare che anche i tedeschi infiammati per Hitler a Berlino nel 1935 o i crociati impazienti di riconquistare i luoghi sacri nel 1096, o i jihadisti dell’ISIS che si entusiasmano per Al-Baghdadi e il suo progetto di califfato, abbiano provato e provino -in assoluta buona fede- lo stesso brivido e la stessa emozione. E allora? Forse quel brivido e quella emozione sono sempre garanzia di buona causa?
Certo che no. La passione e l’emozione sono la condizione perché le idee si affermino e le persone siano disposte a lottare e a morire per esse, ma questo non c’entra niente con la bontà delle idee. Eppure… eppure non riusciamo a rinunciarci, perché vagliare criticamente le nostre convinzioni, accettare di rivederle, esigere che siano coerenti con se stesse è certamente più impegnativo che innamorarsi di una causa e farsi trainare dal gruppo.
Nessuno mette in dubbio che la passione è il motore della storia e della vita di ciascuno di noi, ma se bastasse la passione a decidere le buone cause, tanto varrebbe vivere allo stadio.
Per accendere il cuore non è necessario spegnere il cervello.