Scrivo questo intervento molto prima che si conoscano i risultati del ballottaggio per il Comune e la Provincia di Roma. Questo vuol dire che, per chi vuol “vaticinare” circa le sorti future del PD e dell’Italia, resta un cono d’ombra non indifferente.
Entro comunque nel merito: la storia si è accorta che nel 1989, dopo due secoli dall’inaugurazione, il concetto di “destra” e “sinistra” ha esaurito la propria funzione schiantandosi sotto il crollo del muro di Berlino. La politica, per sue necessità di tipo psicologico e contingente in generale, fa finta che il vecchio quadro di riferimento stia ancora in piedi. Lascio stare i pericoli cui questa voluta ignoranza ci potrebbe mandare incontro all’interno del PD. Dico soltanto che oggi, dopo che l’operaio FIOM ha votato per la lega e il benpensante colto ha votato per l’Italia Dei Valori, anche la politica deve mettersi al passo con la storia ed accettare che i cardini di riferimento: “destra” sinistra” e, per converso, “centro”, sono saltati. La prospettiva è finalmente più larga e vede contrapposti due blocchi forti: conservatori e democratici. Dovremo perciò fare leva su questa distinzione. Questo ci rafforzerà all’interno perché ci darà un senso del “noi” più forte e più condiviso; non più “post – comunisti” ed “ex democristiani” ma “Liberal – Laburisti” con la possibilità di dare a questo concetto la forza di contenuto adatta a coprire tutto l’arco della società che cambia. Ma ci darà anche forza nel confronto esterno con il “cavaliere”. Questo confronto, stavolta, assumerà la forma del dialogo. Il “cavaliere”, per la prima volta, tenterà di fare politica.
E spetterà ai Democratici il compito di trovare terreno di giusta e netta contrapposizione al modulo neoliberista che verrà riproposto dalla PDL con meno contraddizioni interne, però, di quante ce ne potremmo aspettare. L’esempio classico di questo confronto potrebbe essere la TV a banda larga. Dovremo essere attenti a come verrà gestito, se verrà gestito, dalle forze di governo il tema della democratizzazione del mezzo televisivo; la possibilità cioè, per i nuclei associati di cittadini o le categorie di piccole o medie imprese, di accedere autonomamente al mezzo televisivo. Ma non soltanto questo, è ovvio. In gioco, con la banda larga, c’è il cambiamento dell’intera gamma dei rapporti tra la società reale e quella “mediatica”. Da questo esempio si può vedere, perciò, che il Partito Democratico deve porsi al centro di quella totale nuova negoziazione dell’umanesimo che è in atto nella società. Dovremo essere insieme la società che cambia e la politica che rappresenta il cambiamento della società. E, a questo proposito, non mi serve aspettare l’esito del voto a Roma e Provincia (anzi spero sinceramente per tutti i miei concittadini che questo risultato elettorale sia la vittoria della reale cultura di governo del territorio e non favorisca gli egoismi e gli allarmismi strumentalizzati); in ogni caso, la sconfitta alle politiche ci ha insegnato che bisogna scegliere tra di noi chi dimostra o ha dimostrato di essere sensibile verso una forma di società che non si organizzi secondo blocchi di interessi chiusi ma scelga la via della “rete”; la strada cioè che porti dovunque al rafforzamento ed alla diffusione della condivisione democratica.