Qualche settimana fa avevamo delineato idealmente il ritratto del sindaco perfetto. E ora che le primarie si sono celebrate e la coalizione di centro sinistra ha espresso in sei città del Paese le sue preferenze, vi invito a un gioco al rovescio.
Come dovrebbe essere la silhouette di un perfetto, qualunque cittadino? Il nostro amico Francesco Romei, ci ha inviato a proposito un delizioso ritratto (QUI).
Non dovrebbe rifuggire dalla complessità, affrontando i problemi connessi all’amministrazione della città “senza cercare scorciatoie”. E senza cedere alle lusinghe ipnotiche di quello che, con fiero sdegno, il nostro amico Celato (QUI) chiama “Pensiero Unico Aggregato”(in sigla reso con uno spassoso e onomatopeico “P.U.A.”).
E ancora, dovrebbe essere dotato della consapevolezza “degli interessi in gioco, non immaginando che ogni desiderio possa trasformarsi in un diritto”.
Tutto vero, tutto condivisibile.
Da perfetti cittadini, dovremmo smettere di aspirare proprio alla perfezione, intesa come pieno e istantaneo compimento delle nostre pur legittime aspettative.
Essere, insomma, più empatici e meno impeccabili, più disposti a metterci in gioco, accettando anche di poter perdere qualcosa nell’immediato, per guadagnare un beneficio condiviso e di lunga durata.
Impossibile? Ma così hanno fatto i nostri padri costituenti quando – all’indomani di una guerra che aveva insanguinato il mondo – si sono seduti intorno a un tavolo e hanno deciso di scrivere delle regole da tutti condivise.
Senza falsi miti, senza chimere. Partendo ciascuno dalla propria esperienza.
Il cittadino perfetto può esistere e non per forza deve coincidere con l’immaginetta stereotipa di un perfetto cittadino!