Non è sempre vero che le aziende italiane quando hanno bisogno di lavoratori annunciano disponibilità di posti vacanti e li riempiono in poco tempo?
Si è oramai appreso che la crescita di alcuni settori è ostacolata dall?insufficienza di competenze professionali reperibili sul mercato. Vale a dire che lo sviluppo potrebbe correre più velocemente se le aziende non incontrassero difficoltà a trovare personale all?altezza della situazione.
Si tratta di un fenomeno grave che crea una forte disparità tra le figure professionali alte e basse; prendiamo per esempio le aziende di trasporto come Trenitalia, Alitalia, Tirrenia. Queste sono aziende che contano un numero elevato di figure professionali ?indispensabili? (capotreni, informazioni, assistenti di terra, di volo, di plancia) eppure proprio la loro efficienza si scontra con la cronica carenza di personale ?qualificato? (dirigenti, manager, buyer) insomma tutte quelle figure in grado di impostare strategie di mercato, di pianificare la domanda e l?offerta dell?azienda che rappresentano.

Come afferma Stefano Scabbio, Amministratore Delegato di Manpower, una tra le maggiori agenzie per il lavoro presenti in Italia, ?in alcuni settori le difficoltà nel reperire professionisti qualificati è cosi forte che i datori di lavoro sono obbligati ad offrire compensi sempre più elevati del normale per attrarre o mantenere il personale di cui hanno bisogno? e continua ?molto meno contenti saranno quei giovani laureati che potrebbero aspirare a ricoprire quelle posizioni ma che non riescono ad entrare nel giro giusto??
E? noto che ci sono mestieri che gli italiani non vogliono più fare, ma spieghiamo solo cosi l?alto tasso di disoccupazione giovanile?
Basta acquistare un manualetto di Economia Politica (ne approfitto per consigliare ?La disoccupazione? di Giorgio Rodano) per sapere che un giovane neolaureato deve affrontare una prolungata gavetta prima di farsi bello per un?azienda. Tuttavia gran parte delle aziende per il prolungarsi della stagnazione non assumono quelle figure impegnative e specializzate come i manager trovando più conveniente alzare gli stipendi di quelli che già ci sono aumentandogli però il carico di lavoro. Uno studio della Cgil condotto tra i Co.co.Pro. ha rilevato che uno su due guadagna meno di 1000 ? al mese, a volte nel peggiore dei casi per 38 ore settimanali; chi invece entra nel ?giro giusto? guadagna pradossalmente tra gli 800 e i 1200 ? al mese pagando evidentemente il ruolo manageriale?futuro?forse!
A quanto pare, le specializzazioni universitarie non vanno di pari passo con le volontà aziendali.