La sofferenza è un valore perché costringe ciascuno di noi a misurarsi con essa. Ogni persona, anche se all?apparenza sembra che non abbia più nulla a cui aggrapparsi, ha sempre dentro di sé un angolo riservato alla speranza. L?importante è non lasciare spegnere neppure di fronte alle prove più dolorose. E mantenere la convinzione che noi possiamo sempre fare qualche cosa per cambiare la situazione.
Penso alle famiglie al cui interno una persona fa uso di droghe. Accade che molti genitori siano convinti che solo il cosiddetto esperto sia in grado di parlare con i loro figli e convincerli a cambiare strada. Questo è un sentimento di rinuncia. Quando abbiamo bisogno di aiuto cerchiamo qualcuno che ci rassicuri. Così pure, quando qualcosa non va bene in famiglia, il primo impulso è quello di cercare dei colpevoli, anziché impegnarci nel tentativo di individuare delle soluzioni.
Proviamo a chiederci che cosa è una famiglia. I codici e la letteratura ne danno varie definizioni. Io vorrei scoprire una definizione nuova. Vorrei descrivere la famiglia come un sistema di emozioni di persone tra loro interdipendenti e legate attraverso l?affettività, in modo tale che i problemi e le risorse degli uni finiscono per coinvolgere e impegnare tutti gli altri componenti.
C?è una trasmissione di sentimenti tra genitori e figli, e viceversa. Quelli che oggi sono genitori ieri erano figli e nessuno ha insegnato loro a diventare genitori assumendo nuove importanti responsabilità.
I genitori di oggi rappresentano una generazione forse più fragile, perché non possiedono la saggezza degli anziani, dei nonni, né possiedono la freschezza e la vitalità dei ragazzi. Però portano il peso dei vecchi e le preoccupazioni dei giovani.
Per ogni conflitto, per ogni problema, il genitore avrebbe la possibilità di affrontarlo pensando a sé stesso secondo figure di riferimento diverse: come il vecchio genitore o come il giovane figlio. A volte il rapporto tra queste generazioni diventa competitivo, e allora tra nonni, genitori e figli nascono incomprensioni, liti, disagi. Se vogliamo che questo rapporto diventi arricchente, formativo, allora dobbiamo essere capaci di recuperare il valore dell?altro come portatore di esperienza e di solidarietà.

Se guardiamo ai vari livelli generazionali, notiamo che il livello affettivo più fragile è sempre quello della dimensione della coppia. Nella coppia un grande punto di debolezza è la mancanza di comunicazione, il non parlare di sé stessi, il non ricostruire la storia della propria adolescenza e giovinezza con tutte le sue difficoltà e i suoi fallimenti. A volte per pudore, per un falso pudore.
Nella società di oggi la famiglia vive molte più difficoltà di un tempo. Non parlo solo di quelle sociali ed economiche o delle diverse responsabilità educative nei confronti dei figli, o della nuclearizzazione che conduce alla progressiva emarginazione delle persone anziane. Parlo anche dei legami tra coniugi. I ritmi, le mode, la voglia di provare mille esperienze e la facilità di accedervi, fanno sì che molte coppie, sia ancora giovani, sia più avanti con l?età, semplicemente si stufino del loro rapporto. Esauriscono, talvolta bruciandola in poco tempo, l?essenza del loro amore. Non ci si comprende più perché spariscono le ragioni per cui ci si è messi insieme. Ci si sopporta ancora per un po?, compromettendo i rapporti personali e alla fine ci si separa anche fisicamente e legalmente, dopo che la separazione dei cuori è già avvenuta da un pezzo.
Inoltre esiste un sistema di legami verticali e sistemi di legami orizzontali. Verticale è il sistema della famiglia di appartenenza: nonni, figli, nipoti. Il sistema orizzontale è quello della coppia che si è costituita e che vede aggiungersi altri legami verticali.
I problemi nascono anche dall?accettazione delle figure che vengono ad aggiungersi nella storia della coppia. Gli anziani sono messi ai margini. Considerati un?appendice dell?umanità, un peso da tollerare, da sopportare, non da promuovere e valorizzare, oltre che amare.
Quanto ai figli, siamo forse abituati ad ascoltare ciò che ci dicono, ma non riusciamo ad abituarci ad ascoltare ciò che non ci comunicano con le parole, o quello che non ci dicono perché non ci riescono, ma che invece vorrebbero dirci. Quante volte non ci siamo accorti dei messaggi che ci venivano lanciati con i loro silenzi?
C?è un numero infinito di messaggi che a noi sfuggono perché siamo troppo preoccupati di controllare, anziché comprendere. Per esempio rispetto alle mode a certi comportamenti bizzarri ? capelli, orecchini, vestiti… ? dovremmo chiederci quanto di questi comportamenti è frutto di una scelta davvero libera e quanto invece è una forma di rivalsa o di sfida verso gli adulti. A volte addirittura ci si sposa per fare un dispetto ai propri genitori.
In tutte le epoche è sempre accaduto che i giovani restassero vittime degli stereotipi del conformismo giovanile con tutti quegli atteggiamenti di facciata dovuti alla necessità di imitarsi gli uni con gli altri per sentire di appartenere a un gruppo e di essere accettati.
Anche il linguaggio dei giovani è diverso, difficile da intendere. Ma dobbiamo saperli ascoltare. A volte ci arrabbiamo perché attribuiamo ai nostri figli comportamenti infantili tipici di bambini non cresciuti: e ci dimentichiamo che molto spesso siamo proprio noi a trattarli come se fossero ancora bambini.
Siamo combattuti tra il nostro voler pensare ai nostri figli come fossero sempre bambini e il nostro pretendere che siano invece persone cresciute e responsabili. Ma vogliamo veramente che nostro figlio o nostra figlia diventi una persona adulta, o non c?è forse in noi una parte che tenacemente li vorrebbe ancora bambini?
La loro crescita prepara il tempo di una separazione, la creazione di un posto vuoto. Ed è a questo posto vuoto che dobbiamo prepararci perché non sia una perdita, bensì una nuova nascita verso la vita.

Pochi giorni prima della morte del ciclista Marco Pantani, il presidente della Repubblica Ciampi, in una cerimonia cui è stato invitato anche il Centro Italiano di Solidarietà, ha assegnato un?onorificenza ad Alex Zanardi, il pilota automobilistico che tempo fa ha perduto entrambe le gambe in un incidente e, con la sua volontà, la sua tenacia, il suo amore per la vita, ha rappresentato per i giovani e per tutti un esempio eccezionale di speranza e di ottimismo pur nel dramma vissuto.
Ogni storia personale è diversa dall?altra e tante parole si sono già spese, alcune inutili, alcune fuori luogo, sulla fine del campione Pantani. Ma è difficile non notare in questi due episodi, entrambi legati al mondo dello sport, come da un lato, quello del pilota Alex Zanardi, ci fosse una moglie, un figlio, un legame familiare fortissimo; e dall?altro, quello del ciclista, nulla di tutto ciò.
D?accordo, ogni equazione sarebbe fuori luogo, anche perché il ragionamento si può rovesciare: chi ama la vita sopra ogni cosa, chi ha dei valori forti, è anche capace di formarsi una famiglia nel senso più bello e pieno della parola; chi è più fragile, insicuro, disorientato, fa più fatica a stabilire legami affettivi saldi e duraturi. Ma certo è che la famiglia rappresenta per molti la salvezza, la speranza, il futuro, il senso di responsabilità, di continuità, il luogo delle relazioni più vive e gioiose.
Oggi rimanere in coppia è quasi fuori moda. Continui messaggi sociali scoraggiano la continuità del matrimonio: è molto più bello, suggeriscono con insistenza, essere liberi. I valori propagandati dai mezzi di comunicazione di massa sono la libertà, la bellezza, la giovinezza eterna.
Mi ha fatto male sapere che una recente manifestazione per il riconoscimento legale delle convivenze è stata, per molti, anche un attacco esplicito contro la famiglia, una richiesta di distruzione del nucleo famiglia, come alcuni hanno dichiarato.
Dobbiamo invece riscoprire il vero senso del matrimonio e della famiglia: e impegnarci perché la famiglia non costituisca un problema, un peso di cui disfarsi, una gabbia da cui fuggire, bensì una risorsa, un tesoro cui attingere sentimenti e benessere, un rifugio nei momenti di sofferenza, un trampolino di lancio saldo e forte per la vita futura dei giovani.