Devo ammetterlo, faccio parte di quella generazione che ha appreso a leggere il mondo con gli occhiali delle ideologie contrapposte. Sorridevamo compiaciuti quando i lavoratori di un autogrill emiliano si erano messi in sciopero per non servire un caffè ad Almirante. Ed avevamo accompagnato con attenta simpatia i primi gruppi di contestazione che, per mettere in crisi il sistema, avevano fatto saltare una centrale telefonica a Roma. Il sorriso si era spento solo quando le Brigate Rosse avevano alzato il tiro, da una pallottola alle gambe ora erano passati a mirare al cuore.

Ma l’avversione aprioristica agli uomini di destra mi era rimasta ancorata nella testa.

Per questo non riuscivo a apprezzare le recenti aperture dell’ on. Gianfranco Fini neanche quando parlava di diritti civili degli immigrati. Mi sembrava tutto strumentale.

La lettura della sua introduzione al libro di Sarkozy – Ensemble – ha incrinato in parte il mio scetticismo.


(Cfr Corriere della Sera 20 aprile).
Il testo si sviluppa intorno al termine “fiducia”: fiducia che la politica chiede ai cittadini per se stessa e fiducia che la politica chiede ai cittadini per il futuro della società… E citando Sarkozy “ La politica non può tutto. Ma di certo non può niente quando non vuole niente”.
“La politica non insegua solo l’opinione pubblica”, scrive Fini.
(“Cavalcare l’onda o guidare il gregge?” era la domanda retorica con cui titolavo una newsletter).
E’ una affermazione coraggiosa. Avrà il coraggio di portare avanti fino in fondo la sua battaglia?
Non lo so. Potrebbe però essere l’apertura di un nuovo cammino (faticoso) per la storia repubblicana dell’Italia che potrebbe risparigliare di nuovo il quadro politico italiano, ancora mobile e in cerca di certezze.
E’ stato Veltroni ad accelerare sul bipolarismo, potrebbe essere Fini ad indicare altre vie d’uscita? E potrebbe riempire un vuoto (non senza ostacoli da parte del Grande Monarca e dei media suoi seguaci): quello di una destra laica, repubblicana, europea, liberale che in Italia non c’è mai stata e di cui anche a sinistra molti sentono il bisogno.

SEGNALIAMO

sul nostro sito www.amiciperlacitta.

I confini dell’ umanitario: tra neutralià e denuncia. Le riflessioni di INTERSOS dopo il caso di EMERGENCY di Nino Sergi

Sollievo e gioia per la liberazione degli operatori di Emergency in Afghanistan. Grazie a tutti quelli che hanno contribuito alla fine di questa vicenda. E’ bene che la politica capisca la specificità e il valore dell’aiuto umanitario vissuto con neutralità e imparzialità. E’ doverosa ora qualche riflessione sul significato e i confini dell’umanitario, che sono parsi alquanto confusi nel dibattito di questi giorni.


sul sito www.redattoresociale.it

Antonio, il Che Guevara della stazione Termini (Video: Durata: 4′ 33′)
Disertore e mercenario da giovane, senza dimora con seri problemi di alcolismo dopo la fine del suo matrimonio: quella di Antonio, meglio noto come “Che Guevara”, sembra una storia uscita dalla penna di un romanziere. Alla stazione Termini, dove vive da venti anni, è un’istituzione. Tutti sanno chi è e lo cercano in caso di bisogno: gli altri senza dimora, gli operatori sociali, la Polfer. Ora, dopo un percorso di disintossicazione, collabora con l’help center del binario 1. Video girato da Riccardo Micalizio per Redattore Sociale. Intervista a cura di Eleonora Camilli.

Buona settimana
Amedeo Piva