Ne abbiamo prova tutti i giorni, basta scorrere i post su fb o accendere la tv.
Siamo circondati da sciami di notizie che, a volte nel giro di appena 24 ore, nascono, si gonfiano come nuvole temporalesche cariche di pioggia, per poi dissolversi in un soffio nel nulla. Perché completamente prive di fondamento.
L’ultimo caso, in termini di tempo, è la storia drammatica della ragazza afroamericana che, dopo aver tentato invano di suicidarsi, ha chiamato in causa il Ku Klux Klan. Facendo tremare per ore, prima di essere smentita dalla polizia, gli States interi. E sollevando un’ondata di indignazione generale che ha continuato a lungo a viaggiare nel web.
Gli esempi, anche da noi, non si contano.
Non parliamo poi delle ricadute “politiche” di questa faciloneria mediatica, amplificata negli ultimi anni dal coro polifonico dei social network.
In Italia – si dice – tutti ritengono di essere capaci di allenare la nazionale di calcio e, soprattutto, di fare una finanziaria. Da qualche tempo abbiamo imparato anche, per rilanciare i nostri malumori, a servirci di quella formidabile cassa di risonanza che è il web.
Basta leggere i commenti dei lettori sui giornali: sono quasi sempre penosi e dimostrano che il secolo della comunicazione orizzontale – dove non ci sono più informanti e informati ma tutti siamo (dis)informanti, dove non ci sono più opinionisti esperti ma opinionisti istantanei (LINK) – ci sta macinando il cervello.
“La forza del mezzo (dei media) dà ai ragli degli asini una potenza sconosciuta, per cui quando raglia un asino si mettono a ragliare tutti gli altri (questo accadeva anche… ai nostri tempi ma non essendoci twitter o simili, l’effetto del raglio era limitato all’aia su cui avveniva o tutt’al più a quella della collina di fronte; ma poi tutto finiva lì)” è il commento di Felice Celato.
Cosa fare allora per evitare di trasformarci in un branco di asini inutilmente rumorosi?
L’amico Stefano Trasatti, direttore dell’Agenzia Redattore Sociale ma anche della nostra Bussola, ci propone una seria riflessione sul tema della (dis)informazione inconsapevole. Con l’incontro “LABIRINTO SENZA FILI, Come uscire dall’illusione di essere sempre connessi”, che si terrà presso la Comunità di Capodarco di Fermo dal 30 novembre al 2 dicembre (LINK).
Vi terremo informati.
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SEGNALIAMO…
“LABIRINTO SENZA FILI – Come uscire dall’illusione di essere sempre connessi”. Un seminario organizzato da Comunità di Capodarco e Agenzia Redattore Sociale.
La connessione permanente – e wireless – non è solo una conquista tecnologica del nostro tempo. E’ una chiave d’accesso alla conoscenza che abbiamo la facoltà di usare in ogni momento: possiamo sapere tutto, vedere tutto, capire tutto, quando vogliamo… Perché, allora, abbiamo sempre più la sensazione di trovarci dentro un labirinto da cui non troviamo il filo per uscire? E perché, nonostante la libertà di seguire infiniti percorsi in autonomia, a volte ci sembra che sia tutto uguale, omologato e un po’ frustrante?
Comunità di Capodarco di Fermo, 30 novembre – 2 dicembre 2012
Info: www.giornalisti.redattoresociale.it
Buona settimana.
Amedeo Piva