È possibile trattare un tema socialmente e storicamente importante e quanto mai drammatico come il razzismo in termini e parole semplici, quasi prefigurandosi come interlocutore un bambino? La domanda sembrerebbe ardita e fin troppo provocatoria; problematiche così scottanti sembrano infatti aver assunto, nella percezione delle persone e nell?approccio di intellettuali e saggisti, una sacralità tutta loro, caratterizzata da forme autorevoli e da grevità stilistiche anche eccessive.
Ma la domanda rimane: si può parlare del razzismo (ma si potrebbe mutuare qualsiasi altro grande tema delle vicende umane, la guerra tanto per citarne uno) con parole semplici, chiare, senza cadere in tortuosi sentieri psicologici o ancora più verbose analisi sociologiche? Tahar Ben Jelloun ci risponde di sì, e non per un banale desiderio di provocazione, piuttosto a causa di un semplice episodio, banale forse nella sua espressione, enorme nel suo contenuto: una domanda, una semplice interrogazione da parte di sua figlia. Ecco quindi l?esperimento ?Il razzismo spiegato a mia figlia?, piccolo saggio edito da Bompiani nella collana Passaggi, un concentrato di poche pagine, un raro esempio di naturale e fresca semplicità di fronte ad uno degli aspetti più problematici della storia dell?uomo.
Colpisce, di questo saggio-dialogo tra un padre e una figlia, la chiarezza e l?estrema sintesi delle domande (della figlia) che costringono l?intellettuale, lo scrittore, l?uomo a risposte altrettanto dirette, sincere, che nella loro semplicità nulla lasciano alla complessità dell?argomento; ancor di più, commuove lo stupore, l?incredulità con cui la giovane si esprime di fronte alle argomentazioni del padre.
Ed ecco allora il miracolo di questo piccolo libro, al di là di qualsiasi fastosa ed enciclopedica costruzione scientifica, l?arrivare al nocciolo del problema, la presenza del razzismo nella vita quotidiana e la necessità di combattere il razzismo proprio nella vita quotidiana, attraverso gesti, parole, azioni semplici ma nette, più importanti e ? con buona probabilità- più efficaci di qualsiasi proclama politico o ideologico.
Ben vengano perciò le domande pulite, le esclamazioni ingenue della piccola Merièm, ben venga la sincerità di questa figlia di questo nuovo millennio, ben venga la sua incredulità di fronte a quanto di più inumano c?è nel mondo umano, la diversità come inferiorità, come ghettizzazione; perché come ben dice lo stesso Jelloun alla figlia: ?Non incontrerai mai due volti assolutamente identici. Non importa la bellezza o la bruttezza; queste sono cose relative. Ciascun volto è il simbolo della vita. E tutta la vita merita rispetto.?