La caduta del governo ha decisamente messo a fuoco una caratteristica sostanziale del nostro paese che ne determina purtroppo, tra le altre cose, anche la politica: l?Italia è praticamente spaccata in due. Niente di scandaloso, altre grandi democrazie come Stati Uniti e Germania, hanno la stessa particolarità, ma la differenza sta che nel nostro paese un bipolarismo di fatto incompiuto ne fa della stessa un problema pesante che ne ingessa ogni movimento, tenendo perennemente in bilico sul filo della crisi tutta la nazione.

L?attuale sistema elettorale trasforma la fievole differenza che c?è tra i due schieramenti, di centrosinistra e di centrodestra, in un?instabilità drammatica che favorisce il ricatto dei piccoli partiti e dei singoli parlamentari voltagabbana. Una ragionevole soluzione politica sarebbe la riforma profonda della legge elettorale con il più largo consenso parlamentare possibile, cosa che, però, sembra impossibile da realizzarsi con la nostra classe politica odierna.

Troppi vincoli e giochi di potere condizionano i partiti e i loro esponenti. Senza un miracolo di Marini in questi giorni, l?unica alternativa che rimarrà al Presidente della Repubblica sarà quella di sciogliere le camere e di dare la parola agli italiani. Ma gli italiani saranno sufficientemente maturi per scardinare questa immorale mancanza di volontà della nostra classe politica di trovare una soluzione degna per il nostro paese e di riuscire a darsi quel governo forte auspicato da tutti e capace di realizzare quelle improcrastinabili riforme necessarie al cambiamento?

Un?antica esclamazione monarchica dice: ?Il re è morto, viva il re? . Una frase di sicuro effetto che si proietta con estremo realismo al futuro, e che qui da noi a Roma è più famigliarmente conosciuta con il probabilmente più antico detto: ?Morto un papa se ne fa un altro? . Nella situazione d?imbarazzante incertezza politica che viviamo in Italia in questi ultimi anni, questi anacronistici motti qualunquisti acquisiscono una valenza inaspettata indicando una possibile strada da percorrere: la saggezza di saper mettere da parte antiche ideologie e pratiche di affarismo di parte per concentrare una forte maggioranza del voto su uno dei due schieramenti dando vita ad un vero bipolarismo funzionante, pur se forzato.
Gli italiani hanno in mano il telecomando e possono guardare il canale che vogliono. Ma come si può chiedere a gente di destra e di sinistra di buttare alle ortiche la loro cultura, la loro visione del mondo, i libri di Nietzsche e di Marx, le tessere dei partiti, dei sindacati, il catechismo, le bandiere della pace, gli abbonamenti ai giornali, i posters del Che? I politici lo sanno e fanno i conti col pallottoliere in continuazione, costringendo un popolo, culla della storia occidentale e dalle risorse intellettuali incalcolabili, a vivere nella repubblica delle banane.