Caldo. Caldo a goccioline, e fiato corto. Gli occhi sono minuscoli lampi insofferenti.
E levati imbecille spostati che ho fretta sei tutto sudato. I pensieri si affollano più di questa massa che cammina, d?estate, su di una strada, su di una città.

L?incrocio ferma il loro moto perpetuo. Una palla verde che non li libera, li lega. La massa muore di colpo, immobile, e le macchine rosse gialle verdi scorrono, le ruote lucide vivono il tempo. Rumore di clacson e odori di motore riempiono l?aria.
I pedoni attendono, in posa.

Nel mezzo, lei. Anche il suo tempo fermo, morto un istante.
Lei, capelli neri a pioggia, e voglia di vivere. Un vestito a fiori rosa più leggero possibile e le gambe impazienti, lucide, appena un po? colorite.

Lui è a pochi metri. 18 anni pesanti, che non si posano a terra. Ansia, insopportabile e piena, a tracolla. Goccioline calde sulla pelle scura. Un secchio d?acqua sporca di voglia di casa quando casa non c?è, e il manico di una spugna tra le mani.

Lei sprizza gli occhi intorno, guarda attraverso un prisma e riflette colori, gira capelli tra il pollice e l?indice. Prende al volo il suo sguardo, lo afferra. Un istante.

Sarebbe bello, e parlano gli occhi. Parlano gli occhi cisposi, parlano gli occhi dell?arcobaleno.
Sarebbe bello cantare insieme e prendere un gelato passeggiando per la mano. Sarebbe bello, avrai più o meno la mia età, correre con te sul prato.
Angelo, oh si che sarebbe bello. Lo vedo tutto nel fondo dei tuoi occhi. Potrei provare a sfiorarti le labbra con le dita giù al molo, di sera. Ci sarebbe acqua fresca e sarebbe bello.

Sarebbe bello, ma c?è un fuoco rosso, ora. La massa di accalca, si mescola, ingoia e distrugge. La fotografia è scattata, solo un altro breve lampo, e il tempo rivive.