Di solito, quando una notizia mi interessa, cerco di vagliarla cercandola su più di un giornale.
Questa volta ho scelto di non farlo, pur essendo, forse, di fronte alla più inattesa ed emozionante novità di questo buio periodo: mi ha troppo colpito il modo con cui il Corriere della Sera (9 maggio) ha raccontato l’approdo a Lampedusa dell’ultimo carico di profughi fuggiti dalla Libia; non volevo rischiare di trovarne una lettura più “smagata”, più “furba”, più “politically correct”, più consueta nei lidi del nostro cinismo. E’ troppo bello ri-scoprire che, in mezzo alla volgarità di chi ci rappresenta ed alla stupidità con cui ci facciamo guidare (non importa da chi ma solo come), infine abbiamo ancora un’anima, un senso forte e generoso della vita, una istintiva dimensione umana ancora calda e incontaminata, quella dimensione che ha fatto dire ad un oscuro tenente Persi, di non so quale arma, che quello era “uno dei giorni più belli della sua vita”, perché, buttandosi in acqua insieme a molti militari e civili (una catena umana, ha titolato il Corriere), insieme ad una giornalista che ha gettato via il suo inutile taccuino, insieme a tanti Lampedusani che solo qualche settimana fa avevamo visto gridare davanti alle telecamere per il solito spot dell’esasperazione, avevano, tutti insieme, soccorso e portato in salvo più di 500 naufraghi della disperazione.
Se le cose sono andate così (scettico dubbio rituale di chi non trova più ragione per credere alla bontà), allora non è vero che siamo disperati, non è vero che siamo finiti perché abbiamo tutto consumato, esiste ancora chi sa essere buono senza temere lo stucchevole appellativo di buonista, chi sa soccorrere senza porsi la domanda “perché l’Europa non si dà da fare”, chi sa essere appassionato di fronte alla passione dello sradicamento e della fuga, chi crede che ad un bambino impaurito ed ad una madre terrorizzata non si possa dire “foora de ball” anche se non si sa dove offrire loro ricovero.
Ed erano più, in quella catena umana, dei pochi giusti che avrebbero salvato Sodoma!
C’è un confine oltre il quale non tutti siamo ancora andati, tenente Persi, e lei, insieme agli altri, l’ha difeso dalla fuga dell’umanità questo confine oltre il quale “possiamo fare solo il nulla”.
Lo so, ho scritto tante volte su queste pagine che occorre difendersi dagli emozionismi, che non si governa con il facile ricorso alle emozioni; ne sono più che mai convinto. Ma il tenente Persi e i carabinieri, i sommozzatori, i Lampedusani, la giornalista, i poliziotti, non stavano governando, non stavano sollecitando altrui reazioni irrazionali; e la loro non è stata l’emozione di un momento ma un sentimento forte alla luce del quale il tenente Persi ha considerato la sua vita: tutto ciò che ha fatto in tanti anni gli è sembrato meno bello di quel momento di energia vitale.
Ora restano i problemi per questi 500 e più naufraghi; ma forse hanno visto un’Italia generosa e vigorosa nella quale sarà tremendamente difficile trovare un posto anche marginale per vivere ma nella quale ci sono anche uomini forti, non eroi, forse, ma semplicemente uomini.