Di professione sono un Sovrintendente Capo di Polizia Penitenziaria. Negli ultimi anni stando in carcere in qualità di Tutore dell’ordine ho assaporato con quanta superficialità ed in totale inefficacia si adottano Politiche contro l’immigrazione che oltre ad essere dispendiose non leniscono il problema. Ho visto per la prima volta gente totalmente incensurata entrare in carcere solo perché non avevano ottemperato il foglio di via obbligatorio.
Mi chiedo a questo punto se a queste persone non convenga andare in carcere tra un minimo di umanità che tornarsene sconfitti è più affamati di prima al loro paese. Nella vicenda della recente immigrazione tunisina ho notato con che dilettantismo i nostri politici si avvicinavano ai microfoni delle tv pavoneggiando che avevano pronto il rimedio. Addirittura ho sentito dire che durante le pratiche di identificazione tutti i migranti sono stati denunciati per immigrazione clandestina. Sembrerebbe una cosa da nulla ma quando si denuncia una persona gli si fa erigere il verbale di elezione di domicilio e contestualmente sullo stesso verbale la nomina del difensore di fiducia che in questi caso viene nominato d’ufficio.
C’è da dire che un ministro come quello degli interni o della Giustizia dovrebbero capire che per ogni denuncia a questi disgraziati il costo della difesa è a carico dei contribuenti. Infatti una volta che la nomina del difensore è avvenuta l’Avvocato d’ufficio potrà esigere dallo stato le spese del libero patrocinio che moltiplicate per il numero degli immigranti diventa una bella cifra. Poi c’è da calcolare che se qualche clandestino venisse condannato, in questo caso per la sola detenzione di soli 6 mesi la spesa sarebbe di 45.000 euro calcolando un costo di detenzione di 250 euro al giorno.
Io, pensando a queste cose, vengo assalito da tantissima rabbia in quanto sento convertire la mia professione da addetto alla Sicurezza di questo stato a
Netturbino di derelitti Umani e inoltre la rabbia in particolare mi assale perché sono consapevole dell’immane sperpero delle risorse pubbliche che si potrebbero usare diversamente nel sociale.