Presentati ieri dalla Commissione Europea, riunita a Strasburgo, tre documenti fondamentali per il settennato 2014-2020 in materia di stato di diritto, giustizia e affari interni. Fra le idee che l’esecutivo Ue ha lanciato per sostituire il Programma di Stoccolma in materia di migrazione e diritto d’asilo (che si riferisce al periodo 2010-2014 e che è quasi giunto al termine), si prospettano la possibilità di aprire canali legali per gli immigrati che cercano protezione internazionale, l’eventualità di istituire visti umanitari e la necessità di regole più unitarie per la gestione dei richiedenti asilo, che per ora sono trattati in maniera molto diversa fra Stato membro e stato membro.

Sempre in materia di affari interni, la Commissione sottolinea come il punto di partenza per affrontare le opportunità e le sfide future sia il corretto utilizzo degli strumenti di cui già si dispone, e in particolare dei trattati, in primis quello di Lisbona. E fra le opportunità future cita proprio l’immigrazione che, visto l’invecchiamento demografico della popolazione nell’Unione Europea, deve essere favorita quando porta un’integrazione degli immigrati nel mercato del lavoro, una valorizzazione delle loro qualifiche e competenze professionali anche se ottenute all’estero e, in generale, una maggiore integrazione nella società. E per far sì che questa integrazione diventi realtà è necessaria, secondo il documento pubblicato oggi, una maggiore collaborazione fra gli Stati membri e un dialogo più aperto con sindacati e imprese sulla necessità di forza lavoro costituita da immigrati. In materia di asilo, si sottolinea l’importanza della solidarietà e condivisione delle responsabilità fra gli Stati membri, con la possibilità di un sistema comune per gestire le domande, la ricollocazione dei destinatari di protezione internazionale in base alle capacità ricettive dei singoli paesi e a seconda dei casi e, in momenti di emergenza, la condivisione dei centri di accoglienza. La Commissione sottolinea anche la necessità di lottare contro l’immigrazione irregolare, attraverso misure più forti a contrasto del traffico degli esseri umani, una maggiore cooperazione coi paesi d’origine e di transito degli immigrati irregolari e una battaglia contro i datori di lavoro che utilizzano l’immigrazione per attingere a manodopera illegale a basso costo.

Altre sfide fondamentali saranno, secondo la comunicazione pubblicata oggi, la lotta al terrorismo e all’estremismo, alla criminalità organizzata, al cibercrimine, al traffico dei minori e al traffico delle armi da fuoco e un maggior coordinamento fra i vari network di polizia, forze dell’ordine e organismi per le risposte alle emergenze e alle calamità naturali. In materia di giustizia, la Commissione ha auspicato l’istituzione di uno spazio comune europeo entro il 2020 che rafforzi la fiducia reciproca fra Stati, favorisca la mobilità e contribuisca alla crescita economica. Infine per quanto riguarda lo stato di diritto, l’esecutivo di Bruxelles ha adottato un quadro che è destinato a entrare in funzione in caso di minacce sistemiche al rispetto delle leggi comunitarie in uno qualsiasi dei ventotto Stati membri. Il quadro si affianca alle procedure di infrazione, adottate nei confronti dei paesi per violazioni al diritto comunitario, e all’utilizzo – in casi estremi – della cosiddetta “clausola nucleare” prevista nell’articolo 7 dei trattati, per cui si può arrivare fino alla sospensione del diritto di voto per lo Stato membro che minacci seriamente, attraverso il suo operato, la sicurezza e la stabilità dell’Unione Europea. In pratica il quadro verrà utilizzato con funzione di mediazione, qualora in un paese si riscontrasse una violazione grave del diritto dell’Ue, per capire se ci sono spazi di manovra per dirimere l’eventuale controversia prima di far scattare appunto la clausola nucleare e le disposizioni contenute nell’articolo 7 dei trattati.

Il quadro sarà articolato in tre fasi: valutazione della minaccia da parte della Commissione, raccomandazione per lo stato membro in caso la minaccia non sia stata risolta e un follow up della raccomandazione. Le tre comunicazioni adottate saranno discusse nel vertice UE dei capi di Stato e di Governo di giugno, e rappresenteranno le direttrici della politica comunitaria per i prossimi anni. Come dire: la nuova Commissione, che si insedierà in autunno, potrà seguire o meno queste linee guida, però resta ineluttabile che – come dice il detto latino – scripta manent e quindi, di qualunque tipo sarà il nuovo esecutivo, dovrà fare i conti con quanto deciso ieri.
DiReS