“…prendere in considerazione, a fronte di una effettiva disponibilità della controparte resa più difficile dalle effettive condizioni d’incertezza economica, la praticabilità di percorsi graduali di assunzione e/o percorsi che, seguendo lo schema già praticato nell’apprendistato o nei Contratti di Formazione e Lavoro, sperimentino la possibilità di arrivare al costo del lavoro previsto per un dipendente di pari qualifica attraverso delle tappe di avvicinamento che consentano all’azienda/e coinvolta/e di programmare effettivamente il percorso di stabilizzazione continuando a rientrare nei margini previsti dalle commesse e/o di graduare gli aumenti di costo senza pregiudicare la competitività dei propri prodotti o servizi”.
Questo uno dei passi importanti dell’opuscolo Cgil che porta il seguente sottotitolo: “Guida pratica CGIL per la contrattazione collettiva inclusiva e per la tutela individuale del lavoro”.
Si ha una prefazione di due segretari confederali: Elena Lattuada e Fabrizio Solari.
Gli autori Davide Imola, Cristian Perniciano, Rosangela Lapadula, Marilisa Monaco. Un altro gruppo di dirigenti hanno collaborato all’opera.
Questo passo arriva dopo una importante dichiarazione di Susanna Camusso sul tema: “È chiaro che abbiamo sbagliato qualcosa, se gran parte del lavoro oggi è precario. Per anni l’obiettivo del sindacato è stato abolire la Legge 30 del 2003. Invece, avremmo dovuto pensare a contrattualizzare chi aveva una forma di lavoro flessibile.” (da L’Unità del 3 ottobre 2012).
Siamo a una decina scarsa di anni da quando la Cgil (dicembre 2003) organizza un convegno per proclamare che era da archiviare la pratica dei patti di gradualità per superare il lavoro nero e sommerso. In quella occasione la gradualità è giudicata linea rinunciataria e fallimentare. Si cambia tutto l’approccio: tutto e subito con gli arretrati. Fiasco completo, ma con una novità: la nascita di forme di sindacato sommerso. Cioè si negozia da dove si sta, ma non se ne parla e quindi, ancor meno ci si ragiona sopra apertamente.
Ma tanti quadri sindacali hanno tuttavia lavorato “fuori linea” all’idea che fosse doveroso tentare di rappresentare tutto il lavoro, anche quello non subordinato, i co.co.co., le partite Iva e tutto l’armamentario di rapporti di lavoro definiti flessibili.
L’opuscolo costituisce una svolta rispetto all’andazzo di almeno una quindicina di anni come osservato da autorevoli commentatori quali Sergio Bologna, Aldo Bonomi, Bruno Ugolini. Non è sicuro che il corpaccione della Cgil sia ben consapevole della portata di una tale svolta e ancor meno che sia pronto a darvi seguito coerente nella pratica. Infatti non si è avvertito che ci sia stato un gran dibattito intorno all’evento.
Che si tratti di una operazione difficile da attuarsi non ne diminuisce il valore,…anzi.
Se sono rose… pungeranno.
(NdR: Praxis esprime le sue congratulazioni e auguri di buon lavoro ad Aldo Amoretti, nuovo presidente di “Amici per la città”, e ringrazia Stefano Di Placido, presidente uscente dell’Associazione, per il cammino importante condiviso in questi anni).