Che cosa sta avvenendo sullo scenario mondiale dell?IT? Secondo una analisi recentemente apparsa sull?Economist sono tre gli scenari da considerare. Il primo è quello della Silicon Valley. All?inizio del 2000 la regione era ancora in piena attività; oggi è in preda ad una crisi che pochi giudicano di rapida soluzione. Il secondo riguarda l?area di Redmond, vicino a Seattle, patria di Microsoft, la società di Windows e Office, ciascuno dei quali produce proventi per circa 10 miliardi di dollari all’anno. Il terzo scenario è quello di Electronic City, a Bangalore (India). A Bangalore sono localizzati ,da alcuni anni, i centri di ricerca e sviluppo software di alcune fra le più importanti multinazionali dell?IT. Se per un certo periodo le aziende di IT hanno continuato a spostarsi dalla Silicon Valley a posti come Redmond o Austin oggi buona parte dell’attività IT americana emigra oltreoceano, principalmente in India (80%).
Quest’anno le previsioni sono concordi nello stimare per il settore IT dell’India una crescita compresa tra il 25 e il 30%. Un recente articolo del Wall Street Journal sottolineava come le aziende americane avessero già da tempo sperimentato le capacità dell?India in campo tecnologico/scientifico: significativo era stato infatti il contributo, a partire dagli anni 80, degli ingegneri e scienziati indiani al mantenimento della leadership mondiale degli USA nel campo dell?innovazione.

Presenza di scienziati e tecnologi indiani nell?IT USA

è indiano :

? il 36% degli scienziati della NASA
? il 34% dei dipendenti della Microsoft
? il 28% dei dipendenti dell?IBM
? il 17% dei dipendenti dell?Intel
? il creatore di Hotmail il più popolare programma di posta elettronica
? il presidente dei laboratori AT&Bell da cui sono usciti C,C++,Unix

Negli Stati Uniti e in Europa da tempo sia piccole che grandi aziende di software hanno cominciato a spostare le operazioni in Asia : i 200 sviluppatori della Agile Software, società della Silicon Valley, ora lavorano in India, Hong Kong e in Cina. Il gruppo Sap ha annunciato che raddoppierà il numero di posti di lavoro in India, mentre Oracle ha dichiarato che porterà a 6.000 il numero complessivo dei dipendenti dei suoi due centri di ricerca indiani. Molte grosse aziende stanno partendo dall’IT per avviare interi processi industriali oltreoceano, tramite società sussidiarie o affidandosi all’outsourcing. Oggi in India tra Mumbai, Bangalore, Chennai, Hiderabad, Delhi,Pune si sono insediate le più importanti multinazionali dell?IT.

Tradizionalmente, i punti di forza del modello indiano sono: minori costi, competenza tecnica globalmente riconosciuta, produttività, convenienza del fuso orario, infrastruttura TLC che assicura elevata connettività. La combinazione è ancora vincente.

All’origine dell?outsourcing c’è soprattutto la necessità di risparmiare sui costi di produzione e, come afferma Jack Welch Presidente della General Electric,la possibilità di reperire l?intelligenza e le risorse in ogni parte del mondo per rendere più competitiva l?azienda a livello globale.
Le aziende IT d?oltreoceano, soprattutto quelle indiane, si sono dimostrate in grado di portare avanti processi complessi, anche nel campo della ricerca e sviluppo di nuovi prodotti, di assicurare un?elevata qualità e un rispetto dei tempi di consegna. Fra le 70 aziende mondiali che sino ad oggi sono riuscite ad ottenere la più alta certificazione di qualità dal Software Engineering Institute della Carnegie Mellon, 40 sono aziende IT indiane.
Oggi competere sul mercato mondiale è diventato sempre più difficile. La drastica compressione dei cicli tecnologici dei prodotti e l? entrata nella competizione globale di Paesi in via di sviluppo caratterizzati da forti investimenti nelle infrastrutture tecnologiche e nella ricerca e dotati di una forza lavoro tecnologicamente istruita, stanno rendendo critica la posizione di molte aziende e nazioni.

La crisi di Silicon Valley e la crescente offerta di nuovi posti di lavoro stanno inoltre favorendo l?afflusso verso l?India di una nuova generazione di tecnici e scienziati indiani cresciuti e laureati negli Stati Uniti ; questi knowledge workers vengono attratti dai livelli di innovazione che l?India è in grado di offrire e da un progetto di sviluppo a livello mondiale di cui oggi questo Paese è protagonista. Secondo Bill Gates, mentre qualche anno fa l?India stava emergendo come una superpotenza nel campo dell?IT oggi si trova al centro dei più sofisticati progetti mondiali nel campo della ricerca e dello sviluppo: nelle biotecnologie, nella bioinformatica, nelle nanotecnologie, nell?intelligenza artificiale, nel settore delle TLC , in particolare del wireless, nella tecnologia spaziale, nello sfruttamento per usi pacifici dell?energia atomica.Fra il 1976 e il 2004 l?India ha prodotto 2248 brevetti , metà dei quali negli ultimi tre anni. Gates afferma di essere impressionato dal livello di eccellenza e dalla qualità dei talenti che lavorano nel centro di sviluppo software della Microsoft in India.
L?India sta raccogliendo i frutti di un investimento che ha attuato negli anni passati nel campo dell?istruzione che viene giudicata, a livello internazionale, di eccellente qualità. Oggi gli studenti di ogni ordine e grado vivono immersi in un costante processo di trasmissione della conoscenza che riguarda le nuove frontiere della scienza e della tecnica.La selezione alle Università di IT è durissima .Basta citare i 75.000 studenti che ogni anno fanno domanda per accedere ai 3500 posti disponibili presso i cinque Indian Institute of Technology ,considerati centri di eccellenza a livello mondiale.Il rapporto professore studente è 1 a 6 contro l?1 a 11 del MIT di Boston . Con gli attuali ritmi di crescita entro il 2008 l?India dovrebbe disporre di 2.000.000 ingegneri informatici .di alto livello ed esportare software per 50 miliardi di dollari.

Secondo una recente analisi del gruppo Goldman Sachs a metà del ventunesimo secolo, l’economia indiana potrebbe essere la terza del mondo dopo quella degli Stati Uniti e della Cina. Grazie all’impiego di tecnologie e contenuti multimediali a basso costo, economie in via di sviluppo come l?India, possono guadagnare rapidamente terreno riducendo i cicli d’apprendimento e il digital divide che caratterizzano ancora larghe masse di popolazione. L?India esporta da tempo tecnologia e contenuti educativi a basso costo, e di elevati standard qualitativi , in molti Paesi in via di sviluppo . Basta citare la favorevole accoglienza riservata da molte developing countries ai prodotti wireless e alle piattaforme di e-learning recentemente sviluppate nei laboratori di ricerca delle università indiane.

La crescita dell?outsourcing sta comunque iniziando a provocare una forte preoccupazione negli Stati Uniti e nel Regno Unito. Il Financial Times ha riportato la notizia che British Telecom ha annunciato l’apertura di due call centre in India. Varie altre società, come British Airways, il gruppo bancario HSBC, Powergen e British Raylways hanno optato per l’outsourcing offshore e tra i sindacati inglesi si sta diffondendo una notevole inquietudine. Nel 1996 le società di servizi finanziari britanniche avevano solo 200 impiegati all’estero, mentre oggi ne hanno più di 3.000; si prevede che alla fine del 2004 si raggiungerà quota 5.140.
Secondo uno studio di Deloitte entro il 2008 potrebbero essere decentrati in India solo per il settore dei servizi finanziari circa 2 milioni di posti di lavoro cosi ripartiti:
? dagli Stati Uniti 850.000
? dall?Europa 730.000
? dal Giappone 400.000

Sembra poco probabile che le dimostrazioni di protesta che si stanno diffondendo negli Stati Uniti e nel Regno Unito possano fermare la tendenza all?outsourcing offshore ; tuttavia il problema sembra destinato a diventare sempre più importante nella vita politica degli USA e del Regno Unito.
Naturalmente trasferire le operazioni all’estero comporta dei rischi, ma non farlo potrebbe costare, nel medio-lungo periodo, un numero anche maggiore di posti di lavoro. Secondo l?opinione di molti analisti finanziari internazionali utilizzare la mano d’opera ad alto livello di professionalità d’oltreoceano, e con un back-ground tecnologico/scientifico spesso superiore a quello occidentale, aiuta le aziende a rimanere competitive; i centri di sviluppo in India e Cina consentono di mantenere dei margini di profitto e di creare spesso nuovi posti in patria. Secondo Kiran Karnik presidente di Nasscom le reazioni contro l?outsourcing offshore sono giustificate solo da un punto di vista emotivo in quanto, sottolinea, ?svariate analisi hanno dimostrato che paesi e aziende che hanno adottato il modello offshore sono diventate più competitive; il non adottare tempestivamente questo modello di fronte a costi crescenti e non più sostenibili potrebbe portare alla chiusura delle stesse aziende?. D’altra parte, per abbassare ulteriormente i loro costi e mantenere gli stessi livelli di competitività già alcune aziende indiane di servizi IT hanno iniziato a praticare a loro volta l?outsourcing offshore.Il gruppo Tata uno dei maggiori esportatori di software indiani utilizzerà, entro il 2005, circa 3500 ingegneri cinesi pari al 15% della forza lavoro del gruppo attualmente impegnata in lavori di outsourcing per conto di aziende americane ed europee;altre grandi aziende di software indiane stanno seguendo l?esempio di Tata delocalizzando non solo in Cina ma anche in alcuni paesi dell?est europeo.
Un ingegnere occidentale specializzato sta amaramente scoprendo che il nuovo scenario dell?outsourcing potrebbe ,in un futuro non molto lontano, modificare il livello della sua retribuzione.
Infatti lavorando a parità di risorse,di capitale ,in pool con lo stesso numero di lavoratori qualifìcati ,con le stesse tecnologie di cui può disporre:
? un ingegnere coreano nella Corea del sud (nazione che ha il primato negli investimenti in ricerca e la più alta incidenza della banda larga )
? un ingegnere indiano a Bangalore ( città in cui sono attualmente concentrati più knowledge workers che nella Silicon Valley)
? un ingegnere cinese a Shangai (città in cui sono sorte 10.000 aziende informatiche di alto livello e su cui si stanno indirizzando massicci investimenti da parte di venture capital internazionali)
potrebbe essere costretto , per mantenere il posto di lavoro ,ad accettare una retribuzione uguale a quella che si riceve nella Corea del Sud o a Bangalore o a Shangai a parità di qualifica professionale.
Come accettare la sfida? Secondo molti economisti ,non solo occidentali ma anche asiatici, in un ?era di industrie tecnologiche ad alto contenuto di energie intellettuali ,i governi dovranno svolgere un ruolo decisivo di guida e di indirizzo, per garantire lo sviluppo delle tre componenti strategiche che determineranno il successo nella competizione globale delle singole nazioni e cioè:
? qualificazione professionale
? tecnologie
? infrastrutture.
Ma probabilmente queste strategie saranno molto lunghe e spesso dolorose da perseguire e potrebbero provocare non poche tensioni sociali all?interno dei paesi già colpiti pesantemente dai processi di delocalizzazione e di outsourcing.
Secondo Robert Reich ministro del lavoro durante il governo Clinton ?? quello che dovremmo chiederci non è tanto il modo in cui recuperare le recenti perdite .ma piuttosto come adattarci a vivere in un mondo interconnesso per poi progredire e partire da questo nuovo punto di partenza?.