La produzione, la gestione e l?utilizzo di informazioni ha raggiunto livelli impensabili fino a pochi anni fa. L?informazione trasformata in conoscenza è il nuovo vero potere. Ma nella Società dell?Informazione si possono verificare alcuni paradossi e complicazioni.
Dalla preistoria, con il passare del tempo, la quantità di informazioni codificate è aumentata esponenzialmente e sono stati scelti di volta in volta supporti diversi. Dalla pietra e legno iniziali, fino ai dischi magneto-ottici attuali, passando per il papiro e la carta. Con la particolarità che le iscrizioni rupestri sono per lo più leggibili ancora oggi dopo millenni, il papiro necessita di cure particolari, la carta più di qualche secolo non dura… e i supporti digitali? Se ci va bene sono leggibili fino a qualche anno nel futuro, se arriviamo a 20 anni siamo fortunati. È evidente: da qualche parte, qualcosa è andato storto.
Indubbiamente la tecnologia digitale sta permettendo una creazione di cultura enorme (vedi la Wikipedia come una delle massime espressioni della Società dell?Informazione, in questo senso), ma questa stessa tecnologia a ben vedere sta fortemente limitando, se non addirittura impedendo, la trasmissione di questi contenuti alla nostra discendenza. Le pagine Web da questo punto di vista sono forse il peggior modo di conservare e tramandare le informazioni nel medio-lungo periodo. Si stima che abbiano una vita media di cento giorni: esse sono soggette infatti a continui aggiornamenti, spostamenti, modifiche e di conseguenza i collegamenti fra i documenti, vero punto di forza del Web, diventano obsoleti in brevissimo tempo, eliminando la possibilità di collocare un?informazione nel suo contesto, rendendo quindi difficilissima la valutazione e l?attendibilità dell?informazione stessa.
Si dice spesso che il bit, il componente minimo delle informazioni digitali, è eterno, ed è vero. Ma è altrettanto vero che i mezzi di supporto e di lettura di questi bit hanno una vita media pericolosamente ridicola. Se fra 50 anni non avremo più la possibilità di leggere i nostri documenti, e-mail o fotografie, perché non avremo più il software o gli apparecchi necessari, sarà come non avere più quei documenti. Saranno preclusi a noi stessi, che li abbiamo creati. È ormai assodato che la tecnologia che usiamo per usufruire di tali contenuti può scomparire o non essere più disponibile nel breve volgere di qualche anno.
Vediamo nel dettaglio questo concetto. I dati digitali sono composti in realtà da una serie di informazioni che descrivono il documento, sia esso testo, foto o canzone (o un misto di questi). Queste descrizioni, per essere utilizzate appieno, devono essere lette ed interpretate da un programma, in genere lo stesso che le ha create. Questo programma deve poi necessariamente appoggiarsi ad un sistema operativo che lo gestisca. Ed il sistema operativo funziona solo su un dispositivo hardware specifico, che lo sappia riconoscere e lo faccia funzionare. Cosa succede se un anello di questa catena si rompe, vuoi per obsolescenza tecnologica o per scelte commerciali? Analizziamo il caso in cui gli anelli che possono spezzarsi siano il programma o il sistema operativo, effettivamente i più deboli.
Nel caso in cui il software in generale sia disponibile da una sola fonte o società, che ne detiene tutti i diritti e i cosiddetti ?codici sorgenti?, il software si dice ?proprietario?, quindi non liberamente accessibile da altri. Una prima conseguenza commerciale consiste nella possibilità di far pagare l?utente qualsiasi cifra per avere quel solo ed unico software (programma o sistema operativo) in grado di leggere i dati. Portando avanti il ragionamento, è evidente che questa società può controllare l?accesso ai dati personali degli utenti che usano il suo software. Un caso veramente emblematico, che deve far riflettere, è quello della licenza di Windows XP. Questo sistema operativo è infatti ?a tempo?, in quanto la sua licenza d?uso è revocabile da parte della società che lo produce. Il CD (e molto spesso non abbiamo nemmeno questo) del sistema operativo legalmente acquistato, non ci rende proprietari del suo contenuto, ma solo licenziatari. Microsoft ha fatto accettare la clausola, al momento dell?installazione, secondo la quale essa può legalmente esigere un aumento del prezzo inizialmente pagato, o può anche negare la possibilità di utilizzarlo. Grazie allo stesso contratto la società di Redmond ha il diritto legale di accedere ai computer che ospitano Windows XP a scopo di ?manutenzione e aggiornamento?, nota bene, obbligatorio. Non è possibile opporvisi.
Immaginate ora di avere una casa in affitto, il cui contratto specifica che il padrone può in qualsiasi momento revocare o modificare l?importo dell?affitto unilateralmente, può entrare a casa vostra a vedere cosa c?è, se avete costruito qualcosa senza il suo permesso, si permette di fare degli aggiustamenti a pareti e rivestimenti a suo insindacabile giudizio, e guarda anche se per caso i CD, DVD e libri che avete siano tutti in regola e non duplicati, fotocopiati o quanto altro. Accettare il contratto di installazione di Windows XP è l?analogo di questo contratto d?affitto nella Società dell?Informazione.
Orwelliano, no? Una soluzione ve la offro nel prossimo articolo.
Non durano nel tempo, non sempre sono nostre. E quindi?