Troppo assorti nelle cattive notizie, finiamo per perdere di vista quelle positive.
Di fronte alle minacce e alla assurda efferatezza del terrorismo – e talune volte anche alla inconcludenza baggiana di certa politica – verrebbe voglia di chiudersi in casa e sperare che il mondo si dimentichi di noi.
Sbagliato, fallimentare. Ce lo insegnano ancora una volta i coraggiosi amici del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati (JRS).
Che ci dimostrano nei fatti come, di fronte alla disperazione della solitudine e dell’indifferenza, si possa reagire con forza anche… stringendosi un po’ e apparecchiando un posto in più alla nostra tavola.
È quello che stanno facendo sempre più persone in Francia, partecipando al progetto “Welcome” del JRS.
L’iniziativa, partita a Parigi nel 2009 con solo tre persone, oggi può contare su un insieme di 300 realtà in 15 città della Francia, dove si è creata una rete di famiglie e comunità religiose coordinate per ospitare, fino a quando non troveranno una sistemazione stabile, centinaia di rifugiati e richiedenti asilo altrimenti senza dimora.
“Le famiglie e le comunità forniscono al richiedente asilo un letto e almeno un pasto a settimana”, spiegano i Gesuiti del Servizio per i Rifugiati. “Il JRS assegna un tutor per ogni richiedente asilo, per aiutarlo con la burocrazia relativa alla richiesta di status di rifugiato e per offrire un sostegno generale”.
Una iniziativa che sta dando buoni frutti. Nel segno del messaggio lanciato da papa Francesco venerdì scorso, durante l’incontro con la delegazione di eritrei, 20 dei quali sopravvissuti al terribile naufragio di Lampedusa dello scorso anno, dove persero la vita 366 persone, tra queste 9 bambini.
“Si trovano porte chiuse e non si sa dove andare – ha esclamato il Papa – ma ci sono molte persone che hanno il cuore aperto per voi. La porta del cuore è la più importante in questi momenti. Chiedo a tutti gli uomini e donne di Europa che aprano le porte del cuore!”.
Parole fondamentali, per i ministri ranger che vorrebbero inabissare Mare Nostrum e per noi, quando l’ennesima decapitazione dell’Isis sembra ridurci all’impotenza.
“Facciamoci leggeri”, si diceva in un vecchio film di Massimo Troisi.
La strada del JRS va esattamente in quella direzione. Di una speranza coraggiosa, senza la quale siamo condannati al grigiore del nulla ad ogni passo.