Bersani fa bene a rassicurare, non è il momento di flagellarsi, di colpevolizzarsi, di stracciarsi le vesti. Si erano create delle eccessive aspettative che sono state sensibilmente ridimensionate. E in questo caso il problema è sempre delle aspettative. Il miracolo nel centrosinistra non cè stato. E anche questa non è una novità. Si è fermata nel 2001 la rimonta di Rutelli, la stessa sorte è toccata a Veltroni nel 2008, e ora anche a Bersani.
Ma si sa. Noi siamo laici. I miracoli esistono solo per la Polverini. Chissà perché ma battere Berlusconi è stato buono solo un cattolico adulto come Prodi.
A tutto si sopravvive. Anche i Balcani sono sopravissuti alla fine degli imperi austroungarico e Ottomano. Ma appunto sono sopravvissuti balcanizzati.
Ora cè una insopprimibile sensazione di balcanizzazione che lasciano queste elezioni. Un centrosinistra non articolato ma diviso, in cui il PD è ovunque vicino a rappresentare la metà o poco più della coalizione ma non quei due terzi che lo renderebbero il partito baricentro, il partito forza centripeta della coalizione.
Bisogna constatare che queste elezioni ci consegnano un indebolimento della funzione baricentro espressa dal PD con buona pace di tutti coloro che pensavano e auspicavano una nuova centralità del partito. (compreso il sottoscritto).
E importante e utile al riguardo uscire da ogni tentazione snobistica del
tipo: sono gli italiani ad essere degli stronzi oppure gli italiani non hanno cultura. Ecc. Ecc. e nel 2005 allora? Parlo del Lazio che è la situazione che conosco meglio. A Roma comune, praticamente dentro il GRA, la Bonino è sopra di 115.000 voti. In provincia di Roma, e nel resto delle province sotto di 195.000 voti. Un dato che non può lasciare sorpresi. E molto simile a quello delle europee. Si doveva fare un lavoro nelle province che non è stato fatto.
Non si può snobbare la campagna. Ogni moto concretamente riformatore, Gramsci docet, prevede lalleanza città campagna. Per Obama per esempio alle presidenziali è stato strategico vincere in Florida, che in questo scenario svolge bene il ruolo della provincia rozza e incolta, e non la ha snobbata considerandola appannaggio del voto conservatore. La nostra candidata non biodegradabile invece in campagna non ci ha messo molto piede. Del resto si sa che la campagna è il posto del letame non della plastica, ecco quindi il motivo del voto solo urbano alla Bonino.
Noi non dobbiamo avere paura della biodegradabilità. Il seme per dare frutto deve morire. Questo in campagna e nelle parrocchie lo sanno bene. Ecco, se il centrosinistra riuscisse ad esprimere questa disponibilità a morire per qualcosa, forse sarebbe la volta di una buona e bella vittoria. Dobbiamo nei prossimi anni creare le condizioni perché ci possa essere questo grande processo di alleanza tra città e campagna. Dobbiamo creare le condizioni perché ci possa essere un Obama.
Uno che pensa lItalia e lEuropa del XXI secolo come Obama pensa lAmerica del XXI secolo.
Non è solo questione di classe dirigente. È questione di quale repubblica vogliamo. Siamo passati da una repubblica dei partiti a una repubblica delle biografie. Ma quando le biografie finiscono per motivi anagrafici? Forse cè bisogno di una repubblica delle istituzioni che sappiano restare al di là delle biografie. Una repubblica delle istituzioni forti è il migliore antidoto a una repubblica delluomo forte. Stante limpossibile ritorno a una repubblica dei partiti (forti). Non abbiamo tre anni per questo dibattito. Abbiamo mesi. E dobbiamo cominciarlo noi prima che cominci qualcun altro.