Il tema dello smaltimento dei rifiuti non può essere affrontato a suon di slogan e preclusioni ideologiche dal momento che già nel recente passato la politica del “no senza condizioni” ha prodotto effetti disastrosi ed è stato, tra l’altro, una delle maggiori cause della sconfitta elettorale del centro-sinistra.
Una corretta politica di gestione dell’intero ciclo dei rifiuti, come sottolinea anche l’ATAP (Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i Servizi Tecnici) deve necessariamente porre come prima priorità la riduzione delle quantità prodotte e la loro pericolosità e successivamente attuare le più idonee iniziative finalizzate al loro recupero. In altri termini è necessario innanzitutto favorirne il riutilizzo, dopo opportuno procedimento di riqualificazione (come nel caso dei contenitori di vetro) e, quando ciò non è possibile, si devono valutare e attuare le modalità di recupero della materia contenuta nel prodotto non più utilizzato. Gli esempi più comuni sono le plastiche e la carta. Quando, infine, nessuno di tali procedimenti è praticabile, bisogna verificare la possibilità di sfruttare il contenuto energetico del rifiuto, avendo cura di non determinare condizioni di impatto ambientale non compatibili. Lo smaltimento in discarica deve quindi rappresentare la estrema ratio.
Prima di porre la questione dell’opportunità o meno di creare un impianto di combustione per bruciare i rifiuti è necessario, quindi, procedere allo sviluppo di 3 punti fondamentali:
1 – Riduzione dei rifiuti (Berlino, per fare un esempio, ha ridotto in sei mesi i rifiuti del 50%. Siamo pieni di involucri assolutamente inutili come ad esempio le scatole di cartone del dentifricio, il polistirolo, la plastica con cui sono confezionati frutta, verdura e formaggi senza dimenticare, poi, il cartone che tiene insieme le tre lattine di pelati, etc.)
2 – Raccolta differenziata porta a porta (i contenitori per la raccolta differenziata devono stare “dentro” i condomini e non per strada, come avviene a Milano da anni)
3 – Riciclo di quanto raccolto in modo differenziato (il legno può essere venduto alle aziende per farne truciolato; il riciclaggio della carta rende più dell’energia che se ne può ricavare; il riciclaggio della plastica è conveniente dal momento che occorrono 2/3 kg di petrolio per fare un kg di plastica). Quanto rimane di rifiuti dopo l’attuazione dei primi tre punti va inviato in discarica dove i rifiuti vanno “ulteriormente differenziati” e ciò che eccede va in parte interrato e in parte bruciato.
Se tutte le 3 fasi precedenti vengono compiute “a norma”, la parte di rifiuti che viene interrata produce un inquinamento prossimo allo zero.
Rimane il tema della restante parte che deve essere bruciata. I termovalorizzatori non vanno considerati come il male assoluto ma è opinione molto diffusa che emettono delle polveri inquinanti dannose alla salute. Vale la pena quindi prendere in considerazione dei sistemi innovativi, come quello della “dissociazione molecolare”, che consentono la produzione di biogas (metano) che se opportunamente estratto e bruciato non produce polveri ma energia, a quanto pare non inquinante e vendibile sul mercato. Il sistema è già in uso in Finlandia e, in Italia, sono già attive sperimentazioni a riguardo come quella del comune di Peccioli, in Toscana, che ha fatto del sistema dello smaltimento dei rifiuti un vero e proprio modello economico e sociale creando una società privata posseduta al 40% dai cittadini che sono quindi chiamati a esprimere il loro parere su ogni decisione in merito.
Penso quindi che il Comune di Civitavecchia debba procedere senza ulteriori perdite di tempo alla messa in atto dei primi 3 punti così come credo che qualsiasi impianto che possa produrre ulteriori forme di inquinamento vada realizzato altrove, non per la logica dello scarica barile ma per il semplice fatto che la città è già gravata da altre forme inquinanti. Allo stesso modo sono però convinto che prima di prendere qualsiasi decisione ci si debba informare e si debba aprire un dibattito evitando di basarsi su posizioni ideologiche e contrapposizioni personali. Questo tema, più di altri, non lo consente.
Davide Tassi