In gergo aeronautico si chiama ?V1? o ?velocità di decisione?: è quella superata la quale il pilota deve per forza continuare la manovra di decollo e sollevarsi in volo.
Nel processo di costruzione del Partito Democratico, dopo le ultime elezioni politiche, abbiamo superato ?V1?: dobbiamo sollevarci in volo, non possiamo più permetterci margini di ripensamento. Non possiamo più permetterci, in particolare, l?errore commesso tra il ?96 e il ?98, quando a un?azione di governo incisiva non seguì un?azione politica altrettanto incisiva, anzi, si segnò il passo, con i risultati che conosciamo.
All?epoca l?azione di governo ci portò, tra l?altro, a centrare un traguardo che solo poco tempo prima sembrava un miraggio: l?euro, un traguardo rivoluzionario. A livello politico, invece, non si registrò alcuna rivoluzione, semmai un?involuzione.
Anche adesso l?azione di governo incisiva è stata avviata, ma stavolta deve essere accompagnata da quella rivoluzione politica che non venne compiuta allora. Azione di governo e azione politica devono costituire, in parallelo, il nostro corretto piano di volo, indicare la giusta rotta complessiva, quella che mancò in quel momento, quando infatti finimmo fuori traiettoria.
Modello di questa nuova azione di governo è il decreto sulle liberalizzazioni, grazie al quale ci siamo rimpossessati della parola ?libertà?, che è tanta parte della nostra storia e che dal ?93 a oggi ci è stata strappata, è stata per molti versi usurpata. Una ?libertà? che si declina in concreto proprio nei contenuti di quel decreto e alla quale ? e qui risiede una delle differenze profonde tra centrosinistra e centrodestra ? fa da contraltare la tutela dei diritti: questa ritrovata ?libertà? è il primo atto del Partito Democratico che vogliamo.
Un partito che non faccia ?cosmesi politica?, ma affronti le questioni ?vere?: energia, demografia, frontiere della vita, questione settentrionale da un lato e questione meridionale come questione nazionale dall?altro. Un partito che abbia una visione generale della società, in virtù della quale gli interessi dei singoli e dei gruppi si perdono e al tempo stesso si ritrovano e si arricchiscono nell?interesse complessivo.
Questa ?libertà? deve anche caratterizzare il processo costitutivo e le strutture del nuovo partito.
Trasferire Margherita e Ds in un soggetto che ne ricalcasse pedissequamente le forme sarebbe un errore: ne ricalcheremmo anche i voti, quelli di un italiano ogni tre. Ce ne servono di più. Per questo occorre libertà e, per quanto riguarda la Margherita, occorre una discussione precongressuale autentica, ad ogni livello territoriale, per arrivare a congressi periferici dai quali scaturiscano rappresentanze forti, in grado di affrontare la sfida della costruzione del nuovo soggetto politico. E certo occorre ?smuovere? la geografia europea: questo è forse il compito più difficile. Sarà decisiva l?azione dei nostri europarlamentari. Se non si smuove la geografia europea rischiamo di trovarci in un vicolo cieco: alcuni passi sono stati fatti, si tratta di insistere con ancor più vigore, per scardinare vecchi contenitori e costruirne altri. ?Non si mette vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si rompono gli otri e il vino si versa e gli otri vanno perduti. Ma si mette vino nuovo in otri nuovi, e così l?uno e gli altri si conservano”: lavoriamo dunque agli otri e al vino e proseguiamo in quel decollo.