La discussione sulla formazione del Partito Democratico è interessante, anche perché svolta da autorevoli personaggi. Tuttavia, il rischio dell?eccesso verbale è che, a furia di parlare del come far nascere il nuovo Partito, si perda di vista cosa si debba dare alla luce. Per evitare l?eccesso di discussione che finisce per coinvolgere solo i vertici ma allontana i militanti e, più in generale, i cittadini esiste un antidoto sicuro, quello di ancorare la nascita a un atto concreto, riconoscibile agli occhi dell?opinione pubblica e, soprattutto, necessario per creare le condizioni giuste per il nuovo Partito.
Per prima cosa, il Partito Democratico ha senso se esso risponderà alle domande dell?elettorato. Ciò avviene con la creazione di un qualcosa di altamente rappresentativo degli interessi, capace di coinvolgere il maggior numero di cittadini, incluse le donne e i giovani, in un progetto. Esistono però oggi in Italia condizioni aggreganti in grado di spingere le forze politiche ad unirsi, al di là della mera facciata?
La risposta è no, almeno fintanto che il quadro politico è fissato attraverso una legge elettorale che spezzetta gli interessi e che non risponde assolutamente a un criterio di equa rappresentanza, sia in termini pratici sia dal punto di vista costituzionale. In altri termini, con i cittadini che eleggono una serie di listoni, la politica è incapace di procedere verso l?aggregazione, perché troppe sono le spinte al frazionamento e al pericolo che, di fronte al nuovo, qualcuno ottenga vantaggi, in termini elettorali, semplicemente puntando apertamente sul vecchio. Tutto ciò genera istintivi timori nei vertici delle maggiori formazioni politiche, timori che si riflettono sulla costruzione del Partito Democratico, annunciato a parole, ma frenato nei fatti.
Allo stesso modo, procedere contro la vergognosa legge Calderoli significa riconsegnare ai cittadini un corretto strumento di rappresentanza che, non necessariamente modellato sul maggioritario, possa almeno rispondere ad un elementare fondamento della politica: la libertà da parte del cittadino di scegliere la persona da cui farsi rappresentare.
Con una nuova legge elettorale che prefigura un quadro politico che tende all?unione piuttosto che alla frammentazione, il Partito Democratico cesserà di essere soggetto accademico di discussione, divenendo un mezzo necessario, la cui utilità, oltre che novità, può essere riconosciuta da chiunque. In questo modo si esce dalle secche della discussione, con una mossa concreta che ancori il nuovo Partito a un progetto che abbia anche il merito di ridare dignità alla politica e rappresentanza ai cittadini. Non è un caso infatti che tutte le volte che i cittadini sono stati chiamati a scegliere su un qualcosa facilmente comprensibile (primarie, referendum sul federalismo, ecc.), essi abbiano risposto in massa e in modo assolutamente ineccepibile.
Non ho dubbi che questa sia la strada da seguire, anche perché modifiche come quella della legge elettorale vanno fatte ad inizio legislatura, quando ancora non vi è il pericolo che esse s?infrangano in un gioco di ricatti e convenienze che paralizzerebbero un sistema politico che già dà preoccupanti segni di precarietà. Diamo quindi vita al Partito Democratico, ma solo dopo avergli dato un senso effettivo di restituzione ai cittadini di ciò che, nella scorsa legislatura, gli è stato tolto.