Roma – Chi entrerà nel Partito Democratico, ?credente o non credente, deve essere convinto delle ragioni degli altri?, così come pure ?che abbiamo tutti in comune la nozione di libertà come responsabilità?. Parola di Giuliano Amato.
Il ministro dell?Interno è intervenuto ieri all?inaugurazione di Ulibo (la Libera Università di Bologna nata come laboratorio culturale in vista della nuova formazione politica). ?Non sono pronto ad accettare un partito in cui desidero riconoscermi- ha detto Amato- che nasce senza che tutto questo sia stato chiarito e accettato con un patto solenne?.
Ricordando, poi, che ?né il Cattolicesimo popolare, né il socialismo riformista hanno mai annoverato la Thatcher tra i propri profeti? e ribadendo che ?non si può essere a sinistra thatcheriani né in economia né in etica?, Amato ha sostenuto che ?tocca ovviamente a chi è credente non presentare come parola di Dio una parola terrena voluta dagli uomini e non da Dio, e tocca al non credente rendersi conto che la sua libertà non è un assoluto, e che la libertà è il modulo degli esseri liberi di far funzionare la società?. Se quindi i laici di sinistra non devono rischiare di essere thatcheriani, i credenti cristiani che ?combattono oggi il fondamentalismo islamico, ricordando al fondamentalista di dare a Dio quel che è di Dio e a Cesare quel che è di Cesare?, devono fare attenzione ad instaurare una prassi cattolica che non cancelli ?lo spazio autonomo di Cesare?.
Occorre, inoltre, fare una netta distinzione, ha concluso Amato, tra la libertà concentrata sull?individuo e la libertà come responsabilità nei confronti della società.
La ?ricetta Amato? per credenti e non credenti