Essere “uno strumento da inserire nella cassetta degli attrezzi di chi lavora con e per le famiglie”. Questo è l’obiettivo primo della ricerca curata da Barbara Ghiringhelli, La famiglia transnazionale , uscita lo scorso giugno per Carocci.

Tutela dei legami e conoscenza dei diritti tra Italia ed Ecuador , recita il sottotitolo. Il volume nasce infatti nell’ambito del progetto “Il nuovo cittadino. La famiglia protagonista dell’inclusione del migrante”, promosso nel 2007 dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

Lo Stato italiano garantisce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio . Ma di fatto, soprattutto per quanto riguarda la dimensione normativa, sembra conoscere davvero poco delle specificità di un tipo di famiglia pure molto presente sul territorio nazionale. Un’entità geograficamente a maglie larghe, ma sotto il profilo relazionale strettamente legata. La famiglia transnazionale, per l’appunto.

Realtà costituite magari da un membro lontano, che ha abbandonato la propria terra per cercare una possibilità di riscatto economico e sociale all’estero. E dal nucleo restante, con figli molto spesso minorenni, i cosiddetti “orfani dell’emigrazione”, che riesce a vivere grazie al sostentamento garantito dalle rimesse.

L’aspetto inconsueto, posto in luce dalla ricerca, è che la distanza non distrugge il legame, al contrario chiama in gioco risorse in grado- come sottolinea la Ghiringhelli- di creare “spazi affettivi che travalichino le frontiere”. E se finora l’attenzione degli studiosi si era soffermata prevalentemente sulla componente affettiva di queste relazioni, intense e complicate dalla lontananza, uno dei pregi di questo libro è invece di analizzare gli “aspetti giuridici di vincolo, impegno e responsabilità che il legame famigliare comporta”.

Ma perché proprio l’Ecuador? Anzitutto perché è la maggiore comunità latinoamericana in Italia, con 80.070 presenze (Istat 2009). Un dato in crescita, che dovrebbe quasi quadruplicarsi nel giro di vent’anni, secondo le stime della Fondazione ISMU.

In secondo luogo perché sono soprattutto donne sopra i 14 anni e con almeno un figlio a giungere nel nostro Paese: ben il 78,5% della popolazione ecuadoriana in Italia. Donne che rovesciano gli equilibri tradizionali della propria cultura di origine, diventando di frequente protagoniste del progetto migratorio. Madri, mogli spesso non comprese nel paese di accoglienza, che ignora le esigenze e il dramma dovuti all’esistenza di un vincolo remoto, né tantomeno in patria, dove vengono percepite come figure “irregolari”, snaturate.

L ‘Ecuador è però in questo senso un paese di frontiera: la nuova Costutizione, approvata nel 2008, include infatti una serie di articoli a beneficio delle persone migranti; riconosce inoltre la famiglia transnazionale, al fine di rafforzare i legami con la madrepatria e facilitare il ricongiungimento familiare.

L’attenta ricerca della Ghiringhelli presenta quindi una forografia della famiglia nell’ordinamento giuridico italiano e in quello ecuadoriano. Una vera e propria sinossi di misure legislative, che ha tra i suoi pregi quello di fornire una traduzione chiara dei testi in italiano e in spagnolo. L’intento è soprattutto operativo e si rivolge in particolare a quelle ONG impegnate a nel sostegno delle famiglie transnazionali e ricongiunte, per approfondire “le problematiche di chi è rimasto e di chi è partito, trovando elementi di congiunzione e di comunicazione dei due mondi”. Il tutto “con chiarezza e semplicità”, come afferma nella prefazione al volume Sergio Marelli, Segretario Generale FOCSIV-Volontari nel mondo, la più grande federazione di ONG che dal 1972 riunisce numerosi organismi cristiani impegnati nel volontariato internazionale.

Il focus per ora è tutto sull’Ecuador, ma sono in preparazione due nuove ricerche -condotte con gli stessi criteri- sulle comunità di migranti peruviani e boliviani. La famiglia è anche “un potente motore di integrazione”: non possiamo che guardare con gratitudine a questo genere di iniziative.