– Enrico Letta, Veltroni corteggia politicamente Veronica Lario e lei che fa?

«È tutto il giorno che sono al telefono a fare la corte a Marina Berlusconi; così, per essere coerente con il progetto di puntare sulle generazioni nuove».

– La battuta non è male. Però, anche dopo i comizi in spiaggia, c?è ancora chi la considera un «giovane vecchio». Sarà per il sostegno di personaggi freschi come i Nomadi e Raul Casadei.

«Non mi tocchi i Nomadi e Raul. Sono felicissimo di questi due mesi, i più impegnativi della mia vita. Compresi i pomeriggi in spiaggia, a parlare con centinaia di giovani in braghette che non seguono la politica. Ho una bellissima foto con il bagnino di Isola delle Femmine, in Sicilia. È lì che ho conosciuto Mila Spicola: il giovane architetto che aveva polemizzato con l?articolo del Financial Times, secondo cui in Italia le donne fanno carriera solo grazie a culo e tette. Ora Mila è la mia capolista a Palermo».

– Anche lei Letta era in braghette, o in giacca e cravatta come al solito?

«Né l?uno né l?altro: camicia di lino e bermuda. Sono felice di non aver rinunciato al mio stile; di non essere andato in tv a tirarmi una torta in faccia, di non aver tirato calci agli amici-avversari. Veltroni e la Bindi sono partiti prima. Ma nelle maratone chi parte in testa arriva con il fiatone. Io no. Con Grillo di mezzo, se il capo del Partito democratico fosse uscito da una nomina di vertice anziché da una corsa, sarebbe stato un boomerang terribile. Per questo trovo molta gente che ora mi ringrazia».

– Prima invece?

«Tanti, dalla nomenklatura dei partiti, hanno premuto moltissimo perché rinunciassi ».

– Chi?

«Farei prima a dirle i pochissimi che mi hanno incoraggiato. Mi sono macerato per giorni. Emi sarei ritirato, se avessi avuto con me solo una piccola parte della Margherita. I veri “Coraggiosi” di queste primarie sono stati Umberto Ranieri, Gianni Pittella capogruppo ds a Strasburgo, Fabio Nicolucci segretario della mitica sezione Ds centro, quella di Fassino. I cinque parlamentari e i due governatori che mi hanno appoggiato fin dall?inizio. E poi il ministro De Castro…».

– Questi sono nomi noti. Quali sono i suoi giovani? Veltroni si è rivolto tra l?altro a registi, scrittori, attori di prestigio, sia pure non proprio ragazzi: la Archibugi, Lodoli, Marcoré. E lei?

«La mia logica è diversa. Non credo che il voto di un cantante o di un uomo di spettacolo valga più di quello di un altro. Io punto sulle persone vere. Normali. Che non vanno in prima pagina, ma hanno storie importanti.A Milano abbiamo fatto le “pre-primarie”: più di 300 persone hanno deciso la testa di lista. Ha vinto il professor Targetti della Bocconi, e seconda è arrivata Anna Puccio: quarant?anni, una vita tra America, Germania, Gran Bretagna e Svizzera, tornata in Italia a fare l?amministratore delegato di Sony Ericsson. Capilista sono i leader delle varie comunità di immigrati. A Roma, il capo dei filippini, Romulo Salvador».

– Romulo?

«È un imprenditore di import-export, oltre che attore di fiction. Sempre a Roma candido Lul Osman Mohamed, commerciante e leader della comunità somala, e Sibi Mani Kumaramangalam, punto di riferimento degli indiani, uno che parla romanesco e hindu. A Milano c?è José Galvez, economista dell?Ecuador. A Palermo, Tharsan, leader della comunità tamil, che ha imparato benissimo il dialetto siciliano. E non sono riempitivi, ma capilista; a meno di un mio tracollo, saranno tra i fondatori del Partito democratico».

– Altri giovani?

«Pina Amarelli, quella della liquirizia. Marilisa Allegrini, la viticultrice del mitico amarone. Patrizia Ravaioli direttrice della Lega antitumori. Un filosofo e un compositore trentenni, AlessandroAresu e Filippo Del Corno. Sono fiero di loro, perché il vero morto sul campo delle liti per le liste sono proprio i giovani. Veltroni ha dovuto sistemare 300 parlamentari e i segretari provinciali di Ds e Margherita. Senza le mie liste, l?età media della Costituente sarebbe stata sulla sessantina. È questo lo scandalo della politica italiana».

– Scandalo?

«Non ne posso più di essere presentato come il ragazzo della politica, il golden boy. Nel ?98, a 32 anni, ero il ministro più giovane. Ora ne ho 41, ho perso i capelli e fatto due figli; ma nel comitato dei saggi del Pd continuavo a essere il più giovane. Non ce l?ho con chi ha più anni di me. Mi onoro dell?appoggio di Giacomo Vaciago. Il nome nuovo della politica napoletana è il preside di lettere, Eugenio Mazzarella, candidato alla segreteria regionale contro gli uomini di Bassolino e De Mita che con le loro liti ci stanno facendo perdere consensi. Ma ho puntato soprattutto su under 40 che condividono questa idea: il mio turno non lo decide uno che è più vecchio di me; lo decido io. A convincermi sono stati proprio quelli che mi dicevano “è il turno di Veltroni, non il tuo, non ti bruciare”. Perché il vero problema della casta è la cooptazione. La mandarinizzazione. Al mio fianco ci sono quelli stufi di sentirsi ripetere dal barone universitario, o dal capufficio, che non è il loro turno, ma il turno del tizio che per anni ha corretto le tesi di laurea al posto del barone. Per la mia generazione è arrivato il momento di giocarsi la partita; poi magari vinceranno quelli che in campo sono già; almeno ne saranno legittimati. Mi sento un rompighiaccio. Capisco che a qualcuno faccia piacere vedermi ammaccato, pieno di ghiaccioli; ma sono felice per la scossa elettrica che ho innescato».

– Le è stata rimproverata la passione per gli anni 80 e il subbuteo.

«A parte che sono più forte a Risiko, mi rifiuto di buttare in vacca un discorso in cui credo profondamente. Gli anni 80 sono stati gli anni della libertà. La fine dell?apartheid, il crollo del comunismo, la liberazione dell?Europa».

– Rosy Bindi non è d?accordo.

«Mi ha stupito lo stupore che ha accolto la mia rivalutazione degli anni 80. Come se dovessero essere rimossi, per un veto ideologico. Bisogna invece rivendicarli. Ridurli ai paninari e a Pomicino è molto provinciale. Anche perché vengono dopo un periodo cupo, gli anni 70, in cui l?ideologia aveva versato sangue sul nostro paese. Chi parla degli anni 70 come della grande speranza dovrebbe leggersi il libro di Mario Calabresi. Sogno un partito postideologico. Non mi interessano i pantheon, ma le persone».

– La Bindi ha picchiato duro.

«Ha confermato, in modo spigoloso, di avere carattere».

– È stata dura contro il sistema-Veltroni, dai calciatori ai preti?

«È stata dura muoversi nel regno di Veltroni, Roma. Ma devo dargli atto della sua correttezza. Lo stesso vale per Franceschini. Resta il fatto che le liste bloccate, concepite per rendere la vita semplice a un leader designato dall?alto, si riveleranno un boomerang. Come possiamo batterci contro il Porcellum, se poi lo riproduciamo nelle nostre primarie?».

– Il 15 ottobre si fa un nuovo governo?

«No. Non ne vedo il motivo. A febbraio sembrava fossimo finiti. Invece poi abbiamo firmato un accordo di portata storica su pensioni e welfare, il più importante dal ?93».

– Le giova apparire in tv sempre un passo dietro Prodi?

«Devo ringraziare Prodi per l?opportunità straordinaria che mi ha dato di lavorare qui nella sala macchine, tra schizzi di olio dappertutto. Un posto ideale per apprezzarne le doti di pazienza, equilibrio e determinazione ».

– Allora non soffre di letargia.

«No. Finge».

Aldo Cazzullo