Pochi giorni fa Gustavo Zagrebelsky, ha pubblicato una riflessione (QUI) sui rischi e i limiti che politicamente (e non solo!) corriamo quando il “fare” prevale sul “pensare”, i “mezzi” prevalgono sui “fini” e la “tecnica” sulla “politica”.
«Viviamo un tempo esecutivo. “L’esecutivo” vorrebbe tutto. “Il legislativo” e “il giudiziario” dovrebbero essere nulla. Se vogliono contare qualcosa, sono d’impiccio. (…) L’esecutivo deve “tirare diritto” alla meta, cioè deve “fare”, deve “lavorare” (e più non domandare). Il legislativo e il giudiziario, se non “si adeguano”, costringono a rallentamenti, deviazioni, ripensamenti, fermate: cose che sarebbero normali e necessarie, nel tempo degli equilibri costituzionali; che sono invece anomalie dannose, nel tempo esecutivo.»
Siamo passati da un eccesso all’altro: dal tempo inutile della politica senza decisioni a quello pericoloso delle decisioni senza politica.
«La politica -insiste Zagrebelsky- è innanzitutto discussione e scelta dei fini in comune. Il tempo esecutivo annulla il discorso sui fini e si concentra sui soli mezzi. Concentrarsi sui soli mezzi significa assumere come dato indiscutibile ciò che c’è, l’esistente, il presente. Il fine unico del momento esecutivo è la necessità che obbliga».
Questo strano tempo sembra rifuggire dal buon senso e rifiutare qualunque mediazione come se fosse una inaccettabile vergogna. Non si propone, si afferma. Non si arriva a una decisione, si parte dalla decisione. Non si usa più trovare un punto di incontro, si usa il “prendere o lasciare”.
Penso che rifiutare i sofismi sterili delle ideologie non significa necessariamente ridurre tutto a una questione di muscoli, anzi, temo che entrambi gli atteggiamenti nascondano la stessa debolezza: non riuscire ad accettare di sporcarsi le mani con la realtà, quella quotidiana fatta di approssimazione, di gradualità, di mediazioni e con i suoi limiti.
La realtà è scomoda e complessa, i sofismi la ignorano e l’arroganza la violenta.
Avere la responsabilità di decidere non significa avere sempre ragione, significa cercarla insieme la ragione, accettando che non coincida per forza con quella che credevamo di avere.