Sono d’accordo con te e aggiungo alcune considerazioni:
1) Fare politica non significa solo risolvere problemi “tecnici” ma significa avere a che fare con la COMPLESSITA’. Significa risolvere problemi che hanno infinite cause e che pertanto necessitano di soluzioni articolate che non solo prevedano proposte tecniche, ma anche (e soprattutto) prevedano di saper gestire la complessità UMANA: compromessi, ascolto, condivisione, ecc. Perché i problemi e le soluzioni le creano le persone, con tutto il loro bagaglio di umanità, grande o piccola che sia. E noi questo “piccolo dettaglio” ce lo dimentichiamo sempre, sperando in fondo di relegare tutto a mero fatto tecnico, così da lasciare la responsabilità di un eventuale insuccesso al di fuori di noi.
2) L’idolatria dei curricola è lo specchio fedele di questa situazione. Per carità, meglio essere qualificati… ma di certo questo NON è garanzia di saper fare politico, di saper ascoltare, di saper osservare, di saper condividere, comprendere e analizzare. E soprattutto non è garanzia di spessore UMANO, integrità morale, tensioni ideali.
3) Diffido di chi teme le parole, e quindi preferisce chiamarsi “movimento” per non essere confuso con i partiti: così, pensando di cambiare la sostanza, mentre di fatto cambiano solo la forma. I PARTITI devono assolutamente ritrovare la loro forza e il loro importantissimo ruolo sociale, di fulcro della vita democratica e luogo di crescita e selezione della migliore classe dirigente. Altrimenti chi selezionerà le persone più adatte a guidare il paese? Un’agenzia di recruitment…?! Ma per favore… siamo seri! Il modello stato-azienda ha mortificato la politica e portato danni che si ripercuoteranno ancora a lungo. Un Berlusconi ci è bastato e avanzato (almeno a me!). E anche il più “sano” movimento prima o poi, allargandosi dovrà darsi un ordine, una gerarchia, un’organizzazione. NON dobbiamo temere le gerarchie né i partiti: sono solo strumenti di democrazia. Quello che conta è l’INTENZIONE che ci anima e ci guida nell’azione politica. Vorrei che i partiti tornassero nei binari del loro ruolo costituzionale, e per farlo possiamo legiferare affinché la trasparenza nella selezione della classe dirigente e nella gestione del potere/denaro al loro interno sia condizione inderogabile. Questo dobbiamo fare: non distruggere lo strumento principe, solo farlo funzionare a regola d’arte!
4) Analogamente, trovo inutile ridurre il numero dei parlamentari: ricordo una tua bella newsletter in cui ci ricordavi che il rapporto eletto/elettore era simile a Francia e Spagna (tra 1/93.000 e 1/96.000 se non ricordo male), e superiore solo a Germania, essendo una repubblica federale (1/110.000). Quello che dovremmo fare NON è ridurre il numero, ma far funzionare quelli che ci sono: istituire dei sistemi di valutazione delle performance o dei criteri di penalizzazione per gli assenteisti, come accade in qualsiasi luogo di lavoro degno di questo nome. E’ mai possibile che in parlamento uno può tranquillamente NON andare mai, o viceversa scaldare la poltrona senza fare nulla… e che questo non produca alcun effetto?! Né sul salario nel sul vitalizio?! ASSURDO… quanto meno immotivato.
5) Per finire, e collegato al ruolo che secondo me i partiti dovrebbero ritrovare, non sono convinta che le preferenze restituiscano democrazia, per una serie di motivi: statisticamente le preferenze vengono utilizzate soprattutto al sud (ca. 80% degli elettori la esprime) e pochissimo al nord (mi pare solo il 30%)… e questo già la dice lunga; in quasi tutti i paesi europei si vota con liste bloccate; le preferenze non mi garantiscono affatto la scelta migliore, sia perché NON ho strumenti per capire con certezza chi andrei a votare (internet può dare tutte le informazioni che si vogliono… ma nessuna garanzia di veridicità; del resto oggi abbiamo troppa informazione, che si traduce in assenza di vera informazione…) e soprattutto non credo che avrei il tempo di fare una ricerca così approfondita (pensiamo sempre alla casalinga di Voghera…).
Quindi, per concludere, mi sembra che la gran parte dei politici oggi stia inseguendo la pancia degli elettori, sull’onda del disgusto per tutti gli accadimenti vergognosi degli ultimi tempi… gridando a destra e manca (Di Pietro incluso, sic…!) di tagli ai costi della politica e di restituzione del potere alla “società civile” (mah…). E questo SOLO per salvarsi il posto alle prossime elezioni, punto. Nessuna programmazione, nessuna idea, soprattutto nessuna VISIONE.
E in tutto questo, caro Amedeo, credi ci sia posto per chi, come me e tanti altri, desidera ardentemente (perché ancora crede in questo paese, a dispetto di tutto) far migliorare le cose, anche un poco alla volta? Ecco: questa è l’unica cosa di cui dubito, perché l’ho vissuto sulla pelle di mio nonno, di mio padre ed ora lo sto vivendo sulla mia…
Comunque la speranza (proattiva) è l’ultima a morire.
(Letizia Ciancio)
Sono d’accordissimo con te sul fatto che sarebbe meglio riparare, ma come?
Questa società è così ingessata che non lascia spazi di nessun tipo.
Soprattutto i giovani vedono davanti a sé un mondo che li tiene lontani, basta guardare le statistiche sull’età media dei leader in Italia e in Europa. Parlo della politica, delle aziende e delle istituzioni.
Siamo un paese dove si avanza molto poco per merito e molto di più perché facenti parte di un gruppo, una corrente o una famiglia.
Anche la mia storia ne è un piccolo esempio; in ambito aziendale o associazionistico la mia parola è sempre contata troppo poco in quanto persona giovane. Sono andato allora avanti da solo e a quel punto, soprattutto in Europa, ho avuto bei riconoscimenti.
Con tutto questo non voglio dire che distruggere sia la soluzione, ma cambiare radicalmente i meccanismi che sono alla base sì.
Grillo è il prodotto dell’immobilità del sistema, ed è molto diverso da Berlusconi o la Lega. Il primo aveva interessi personali, i secondi facevano leva sui sentimenti più bassi di una parte della popolazione. Grillo, e soprattutto il movimento a cinque stelle, è a mio parere qualcosa di completamente diverso. Sono le persone che si sono stancate di essere messe da parte, di doversi fidare sempre degli stessi che continuano a chiedere la delega per governare il paese. Per fare cosa poi? Non mi rispondo altrimenti poi vengo tacciato populismo.
Se i partiti fossero stati, non dico più onesti, ma almeno un po’ più aperti, non si sarebbe arrivati dove si è ora.
Un esempio su tutti, ma ti pare che ci sono delle leggi di iniziativa popolare presentate a inizio legislatura che non verranno mai discusse?
Il fatto però è che quello della politica è un mondo talmente chiuso che non solo non ha ascoltato quello che veniva da fuori, ma non si è nemmeno accorto di quanto stava salendo la rabbia di quelli che stava ignorando.
…e ormai è troppo tardi e ogni giorno la situazione peggiora.
Come dice qualcuno, è un bene che ci sia Grillo e un movimento che propone un programma costruttivo, da questa rabbia sarebbero potuti nascere movimenti, questi sì populisti, come quello dell’estrema destra in Grecia.
(Lorenzo Foti)