Alla classica domanda: ?quando è nata la posta elettronica?, la risposta è altrettanto classica: ?Non si sa?. O meglio, si sa che nell?ottobre del 1971 Ray Tomlinson, un ricercatore di una azienda tecnologica americana, ha l?idea di inviare messaggi fra computer (ancora rari all?epoca), e qualche mese più tardi usa per primo il simbolo della chiocciolina (@), che significa ?presso?, nell?indirizzo di posta elettronica. Prende forma l?idea che si possano mandare messaggi telematici ad un virtuale utente ?presso? computer.
Incredibile a dirsi, sembra non esserci più traccia della prima ?electronic-mail? della storia, ma ciò non toglie che siamo sicuramente in presenza di una vera innovazione e rivoluzione nei mezzi di comunicazione dal secondo dopoguerra.

Tecnicamente un messaggio di posta elettronica è composto dall?indirizzo del destinatario (o più destinatari), da quello del mittente, dal subject (o titolo, oggetto del messaggio), e del body (corpo del messaggio, il testo vero e proprio della comunicazione).
Gli indirizzi sono composti da due parti, separate dal simbolo di chiocciolina. Per esempio: biason@adriacom.it
La prima parte identifica l?utente, la seconda il computer a cui va destinata.
Possiamo fare un paragone con un normale indirizzo postale. Partendo da destra, .it é lo stato di appartenenza, adriacom la via e la città, e biason il nome vero e proprio.
Continuiamo l?analogia con le comunicazioni postali per spiegare il funzionamento di questo servizio. Innanzitutto consideriamo che la quantità di messaggi elettronici non recapitati é infinitamente inferiore a quella dei messaggi cartacei; inoltre se la ricezione del destinatario fallisce, spessissimo viene comunque notificata.
Proprio come con la posta normale, una volta scritto il messaggio, il titolo e l?indirizzo del destinatario, la si consegna all?ufficio postale: noi ci colleghiamo ad Internet. Il programma che gestisce la posta (chiamato in generale ?client?) si incarica di mandare il messaggio ad un grosso computer (chiamato ?server?), in genere di proprietà della società che fornisce la connessione ad Internet, il quale a sua volta lo indirizza verso altri computer nella Rete, fino a quello di destinazione, ossia il ?client? del destinatario del messaggio. Tutto quello che succede fra il ?client? del mittente e quello del destinatario non ci deve interessare, a meno che non ci siano problemi effettivi di trasmissione o ricezione.

In genere tutti i programmi per la gestione della posta elettronica funzionano più o meno nello stesso modo, seguendo gli stessi protocolli, anche se ci sono celebri eccezioni negative. Per esempio è possibile creare proprie cartelle personalizzate, in cui collocare i messaggi che si ricevono ed eventualmente anche una copia di quelli spediti. Solitamente si consiglia di creare una cartella per ogni corrispondente (Mario, Paola, Lavoro, Varie, ecc.).

Per gli utenti che si collegano da casa propria e che pagano ogni minuto di collegamento, é possibile (anzi, fortemente consigliato) scaricare la posta elettronica sul proprio computer, scollegarsi da Internet, leggere e rispondere alla posta in modo off-line, appunto non collegati (e lasciando così libero il telefono), ricollegarsi e spedire i messaggi. Questo per risparmiare sulla bolletta telefonica e per evitare diffusione non voluta di programmi malevoli tramite ?client? di posta mal configurati o troppo invasivi.
Per chi è abituato a farlo dall?ufficio non valgono queste limitazioni.

È questo il classico esempio di ?è più facile a farsi che a dirsi?. Sono convinto che chi legga questo documento conosca già la maggioranza di queste cose, perché siamo già entrati nella Società dell?Informazione. La prossima puntata sarà dedicata all?approfondimento di alcuni aspetti qui solo accennati.