Partito liquido, partito fluido, partito strano, partito dei cittadini, partito delle tessere…
Il PD fa i primi passi e in questa fase nascente è ancora difficile trovare una definizione puntuale. Vorrei però che i nostri delegati alla costituente avessero chiaro che vogliamo un vero ‘Partito’ ‘Democratico’. Con questo desiderio contenuto nella consueta news letter Amedeo Piva iniziava la scorsa settimana.
Come al solito sono stati molti i commenti e le riflessioni nate dalle provocazioni che Amedeo fa settimanalmente analizzando alcuni degli aspetti più attuali della vita politica del nostro paese. In questo caso riportiamo ?degli esercizi? politici più che di stile a cui alcuni affezionati lettori si sono sottoposti cercando di definire la natura del nascente partito democratico.
Sonia prova a declinare l?aggettivo democratico:
La definizione di Democratico come partecipativo, la trovo ottima, ma non vorrei che fosse troppo generica. Infatti concretizzare il termine partecipativo non è facile.
Io spero che la costituente si confronti innanzi tutto su questo, specificando in che modo ha intenzione di rendere il più facile possibile la realizzazione del termine democratico all’interno del nascente partito, dopo aver ovviamente condiviso una definizione di “democrazia”.
Personalmente ritengo che una buona partenza sia la condivisione di POCHI valori FORTI, sui quali in futuro sia impossibile non ritrovarsi.
È bene che siano POCHI, perchè un partito è tanto più democratico, quanto più è aperto al nuovo e al cambiamento e quanto più è eterogeneo.
È bene che siano FORTI per avere uno zoccolo comune che ci caratterizzi e distingua evitando che il nascente partito sia solo una zuppa che per stare insieme ha assoluto bisogno di un leader forte, autoritario all’interno e democratico di facciata.
Lauretta invece per dare la sua definizione si cimenta in un esercizio al contrario precisando cosa non deve essere il partito democratico per poi porre i seconda battuta degli obbiettivi ambiziosi da raggiungere con impegno e serietà:
Ne’ un partito del leader ne un partito delle tessere, ne un partito populista!
Finalmente un partito dei valori democratici che siano chiari, non ambigui ed equilibristi, e che siano rispettati; un partito che tenga chiaramente ed apertamente presenti i valori dei cattolici che non vogliono imporre, che vogliono esprimersi (come del resto tutti pretendono) e che sono un grande patrimonio per la nazione e per l’umanità; che sia capace di rischiare senza compromessi.
Un partito che superi la democrazia partecipativa, così come siamo arrivata a configurarla, che non risponde più neanche a questa identità, e che persegua la l’deale di democrazia deliberativa nel senso in cui è stata trattata dalla 45° settimana sociale di Pistoia – Pisa in occasione del centenario dell’iniziativa!
Occorre studiare, capire, approfondire,trovare il metodo giusto, non sprecare risorse di nessun genere: umane, finanziarie e del patrimonio nazionale e del pianeta; trovare la via della sobrietà e della testimonianza che richiede ai politici di non perseguire i propri esclusivi interessi ad ogni piè sospinto.
Marcello usa un approccio concreto: è interessato all?organizzazione del partito, al rapporto tra eletti ed elettori e al ruolo del segretario. Si può intuire che secondo lui i valori del partito democratico scaturiranno implicitamente dall?assetto organizzativo che si deciderà di adottare.
Mi sembra che nessuno affronti il vero problema del Partito Democratico in maniera diretta:il Segretario deve interpretare le istanze degli elettori facendo riferimento agli eletti, che rappresentano gli elettori e gli iscritti,oppure deve sentire gli iscritti al Partito? C’é stato un tempo in cui il segretario del Partito non assumeva incarichi di governo e contava più del governante ai vari livelli;ciò determinava però una debolezza dell’azione di governo.Nella realtà attuale sarebbe letale una contrapposizione tra gli eletti ed il partito.Si pone,pertanto,la questione,derivante dal ripristino della fisionomia del Partito,del collegamento degli eletti con il Partito, la cui struttura dovrebbe essere il risultato di elezioni connesse a congressi tenuti a scadenze prefissate.Ritengo che siano tali congressi,ai quali auspicabilmente devono essere ammessi anche gli elettori simpatizzanti sia come singoli sia come rappresentanti della società civile,ad individuare la linea politica del Partito alla quale gli eletti devono attenersi.
Certo che di fronte alla necessità di adottare decisioni urgenti ed indifferibili,non ricollocabili nella linea politica, espressa come abbiamo visto dal partito,gli eletti ai vari livelli dovrebbero concertarsi tra di loro.Resta comunque ferma la necessità che le strutture del Partito e le sue sezioni vengano tenute nella massima considerazione per evitare che si ripristinino forme di autoreferenzialismo tra gli eletti tra i quali la propensione all’oligarchia ed al protagonismo é costante.
La scommessa che ci propone Elide può essere una giusta conclusione alle riflessioni scaturite dalla scorsa news letter. Ma questa volta la conclusione rappresenta di per sé un inizio: vediamo quanti sono disposti ad accettare la sua sfida:
La scommessa è organizzare un partito che sappia rispondere alla voglia di cambiamento che ha spinto al voto una quantità di persone che neanche potevamo immaginare. Un partito in cui una madre di famiglia, uno studente, una lavoratrice, trovino spazi e ritmi per partecipare, per condividere l?elaborazione e per esprimersi nelle scelte.
E? importante il momento del voto, ma è molto più importante l?elaborazione e il dibattito da cui scaturiscono le proposte ai voti.
Dobbiamo trovare le forme più idonee per rendere effettiva la partecipazione e dare corpo alle aspettative di chi ci ha votato, una potrebbe essere dare vita al più presto a gruppi di dibattito ed elaborazione trasversali.