Un?altra legislatura si è conclusa con l?Italia ancora priva di una legge organica in materia di asilo.
Ma anche con un Parlamento incapace di migliorare o superare la legge Bossi-Fini, con la sua procedura per l?ingresso di lavoratori stranieri inutilmente macchinosa e vessatoria nei confronti degli immigrati. Gli effetti sono sotto gli occhi di tutti: attese semestrali per ottenere il rilascio o il rinnovo dei permessi di soggiorno, vergognose file notturne presso gli Sportelli unici per l?Immigrazione, un numero sempre più alto di immigrati (ormai almeno seicentomila) che, pur avendo un lavoro e un alloggio, non hanno altra possibilità che mettersi davanti ad un computer, premere un tasto e sperare di vincere la lotteria promossa dal Ministero per l?Interno: un regolare permesso di soggiorno. Sembra la sceneggiatura di un film di qualche decennio fa, quando anche in molti paesi occidentali i diritti e le opportunità non erano uguali per tutti. Invece, nell?Italia del 2008, è vita concreta per molti stranieri, a cui affidiamo i nostri figli e i nostri anziani, ma per i quali non sappiamo realizzare azioni politiche capaci di rispondere ai bisogni di tanti tra loro che vivono situazioni di esclusione sociale.
Già, la politica. L?attuale campagna elettorale vede un fantasma aggirarsi per le città italiane: il tema dell?immigrazione e dell?asilo sempre più dimenticato, relegato in soffitta perché scomodo e, se solo affrontato, in grado di alienare molti consensi. Una scelta miope e incapace di guardare ad un futuro prossimo, quando gli italiani saranno costretti a mescolarsi sempre di più con le vite e le culture degli stranieri che stanno arrivando. Eppure, ancora oggi, sembrano prevalere paure e inquietudini che arrivano fino a negare l?identità dell?altro o, quando va bene, all?adozione di pratiche meramente assistenziali che umiliano coloro che ne sono i destinatari. Ma non possiamo arretrare? dalla speranza. Che qualcosa cambi, a partire dalla burocrazia per arrivare ai mondi della scuola, dell?università, del lavoro. Perché il rispetto dei diritti inizia da azioni semplici e concrete, capaci di far sentire a casa anche chi arriva da lontano. Un compito e un impegno per tutti, politici inclusi.
Nel Paese dei gratta e vinci, anche il flusso degli immigrati è regolato da un click fortunato.