?È faticoso costruire il PD.
All?entusiasmo di un anno fa si è sostituito un disagio diffuso.

In questi giorni IRENE TINAGLI con una lettera ha dato le dimissioni dalla Direzione Nazionale.
La lettera della Tinagli riassune parte delle amarezze che circolano tra gli iscritti.

Irene Tinagli insegna alla Carnegie Mellon University di Pittsburgh. Allieva di Richard Florida, è esperta di politiche pubbliche per l’innovazione, la creatività e lo sviluppo economico. Lavora come consulente per il Dipartimento Affari Economici e Sociali dell’Onu e per la Commissione europea. Il suo ultimo libro è ?Talento da svendere? (Einaudi 2008).

-Caro Walter, io me ne vado?

Il Pd aveva un?obiettivo ambizioso al quale avevo aderito con entusiasmo e che ora faccio fatica a riconoscere in questo partito?
? all?apertura a idee nuove, quando penso alle molte persone provenienti da ambiti professionali qualificati che si erano avvicinate al progetto del Pd e che avrebbero potuto portare un contributo in termini di idee e innovazione. Che fine hanno fatto queste persone? Quali nuove modalità di coinvolgimento e ricambio ha creato il Partito? Io stessa, che ero stata contattata (così mi era stato detto) per le mie competenze ?tecniche?, in un anno di vita del Pd non sono stata consultata mai nemmeno per un parere. ?
Mi chiedo se era necessario fare tanto rumore sul ricambio generazionale quando basta guardare chi sta ancora in cabina di regia per capire che, in fondo, non è cambiato niente.
Inneggiare al cambiamento, all?idea di una società e di una politica nuove serve a poco se manca il coraggio di intraprendere fino in fondo le azioni necessarie a realizzare queste idee. Sartre diceva che noi siamo quello che facciamo. Sono le nostre azioni che ci definiscono, stare a discutere su ciò che ci piacerebbe essere serve a poco: la gente ci giudicherà per quello che abbiamo fatto. E di quello porteremo la responsabilità?.-

Condivido le preoccupazioni, non la scelta dell?abbandono.
Il PD è la via maestra, ha possibilità di farcela, ha delle sfide importanti all?orizzonte.

Partiamo da un punto di forza: NICOLA ZINGARETTI.
Contro ogni tendenza ha vinto, governa con equilibrio la provincia di Roma, è stato e continuerà ad essere punto di riferimento politico importante per il PD.

La grande sfida: PIERO MARRAZZO.
Sta affrontando con determinazione i grandi problemi della regione Lazio raggiungendo indubbiamente risultati incontestabili.
Intorno al rinnovo della presidenza Marrazzo si giocherà la grande sfida del PD, sfida che parte già da ora. Ed è proprio nel fare squadra intorno a Marrazzo che potremo affrontare con maggiore sicurezza le prossime competizioni provinciali e comunali.
Nessuna incertezza, con Marrazzo dobbiamo ridare consistenza, progetto politico a tutta la regione.

Oggi avremo un nuovo segretario regionale del PD.
Nelle primarie dello scorso anno abbiamo espresso una candidatura alternativa, contrapposta a quella di Zingaretti. A seguito delle dimissioni di Nicola, abbiamo assistito ad un percorso per nulla coinvolgente, spesso autoreferenziale, molto lontano dalla partecipazione popolare innescata con le primarie, con cui si è giunti ad esprimere la candidatura di oggi.

Proprio per questo non voteremo a favore di ROBERTO MORASSUT.
Già da adesso, però, noi assicuriamo che saremo leali e costruttivi.
Abbiamo bisogno di un partito che sappia ascoltare, valutare ed agire: con trasparenza. E su questo noi daremo il nostro contributo.

Ci auguriamo che il nuovo segretario sappia, nella operatività, far sparire i dubbi che ci restano: dubbi sull?essere Partito ed essere Democratico. Scriveva IRENE TINAGLI: ?Sono le nostre azioni che ci definiscono, stare a discutere su ciò che ci piacerebbe essere serve a poco: la gente ci giudicherà per quello che abbiamo fatto?.
E anche noi, nei fatti potremo incontrarci o meno con il nuovo segretario.

Il percorso da fare insieme ha i suoi tempi, le sue tappe: la più importante sarà naturalmente il CONGRESSO.

A Roberto Morassut. Già da ora, i nostri auguri.
Amedeo Piva ?

Le riflessioni di Nicola Nanni, il giorno dopo.
?Caro Amedeo,
voglio condividere con te alcune brevi riflessioni su ieri.
1) La scelta di dare battaglia sul piano procedurale e di delegittimare il voto fatta dai dalemiani è stata insensata. Morassut ha preso la maggioranza assoluta degli aventi diritto, quindi qualsiasi contestazione sulla regolarità dell?elezione è assurda. Le dichiarazioni su ?Repubblica? di Mancini, Recchia e Bachelet sono incomprensibili a chiunque, smentite dai numeri e rappresentano un boomerang
2) Ciò detto, è vero invece che nonostante sei mesi di trattative e spartizioni, nonostante non ci fosse nessuna alternativa, nonostante il pressing ad personam fatto da capicorrente, nonostante il fatto che l?assemblea è quella che è, 100 persone non hanno votato per il candidato unico, e 120 non sono venute a votare (tra queste, credo, molti dei nostri e della Bindi) . E? un dato importante, da tenere in grande considerazione per il futuro.
3) Le truppe di Mancini non vanno sopravvalutate, come si è visto sul voto sull?emendamento (54 voti, tra cui i nostri e quelli della Bindi. Esiste , invece, un giusto e diffuso malcontento.
4) Tu sei stato l?unico capocorrente degli oppositori (per brevità uso termini che non condivido) ad esprimere pubblicamente le ragioni del nostro voto , ed al tempo stesso ti sei sottratto dal rilasciare le dichiarazioni insensate di cui sopra. E? una prova di serietà e di coerenza da rivendicare e di cui essere orgogliosi.
Ciao, Nicola?