Notizia di venerdì. Il “bonus Letta” – la misura introdotta dal precedente governo per incentivare le aziende ad assumere giovani disoccupati – funziona. E bene.
Breve storia. Lo scorso giugno (era a.R., avanti Renzi) viene varato il pacchetto Lavoro. Tra le misure previste, un incentivo rivolto alle aziende che avessero assunto giovani disoccupati da almeno sei mesi, sprovvisti di diploma di scuola media superiore o professionale (LINK).
Il bonus permetteva al datore di lavoro di scontare un terzo dello stipendio lordo, fino a un massimo di 650 euro al mese, per ogni assunzione a tempo indeterminato di giovani sotto i 30 anni.
Ebbene, nei primi cinque mesi di applicazione dell’incentivo, oltre 14mila giovani sotto i 29 anni, come riporta il quotidiano Repubblica, sarebbero stati regolarizzati con un bel contrato a tempo indeterminato (LINK). E così salvati dall’inferno della disoccupazione e dei “paracontratti” (a progetto, false partite iva, falsi apprendisti…).
Insomma funzionerebbe così bene il bonus Letta, che l’attuale ministro del Lavoro, Poletti ne starebbe studiando le cifre e l’impatto economico su carte riservate. Per dare forse una illuminazione al premier Renzi. Dopotutto anche i rivoluzionari della Leopolda hanno bisogno di fermarsi e pensare – ogni tanto – a qualche buon esempio del passato.
Con buona pace degli schiacciasassi, che hanno malamente messo fuori servizio gli umili e grigi cultori del cacciavite.
Ma forse non tanto buona, la pace. Visto che lo scorso giugno, all’indomani della presentazione da parte del governo Letta del provvedimento, alcuni tra i principali quotidiani del Paese hanno pubblicato una lettera – poi rivelatasi una patacca – di una pseudo professoressa. La storia voleva essere un exemplum degli effetti nefasti del “bonus Letta” (un giovane studente che sarebbe arrivato a chiedere alla sua professoressa di essere bocciato alla maturità per poter beneficiare dell’incentivo ed essere assunto a tempo indeterminato in una pizzeria).
A parte l’assurdità della storia (in Italia siamo ancora così tragicamente legati al pezzo di carta, e le pizzerie non sono proprio quel genere di attività che garantisce lavoro omnia saecula saeculorum, contratto a tempo indeterminato o no), il pomeriggio stesso in cui è stata diffusa la lettera una fantomatica agenzia di comunicazione “aconvenzionale” specializzata, come riporta il sito web, “in campagne di comunicazione guidate da un forte orientamento strategico”, ha svelato il giochetto (LINK).
Se fosse uno scherzo, potremmo pensare a una delle storiche “supercazzole” del conte Mascetti, personaggio reso immortale dal film “Amici miei” di Monicelli.
Ma siccome uno scherzo non è, facciamoci qualche domanda.
La verità è che esistono fin troppi vocianti professionisti dell’insoddisfazione. Per non parlare poi degli araldi delle sventure (anche inesistenti).
Perché se non siamo sempre arrabbiati e possibilmente con la schiuma alla bocca, finisce che poi l’uomo della provvidenza – nembo kid che viene a salvarci – non lo invochiamo più così a gran voce.
Bava alla bocca, quindi. E si salvi chi può.