Una nuova concezione di impresa si sta diffondendo: operare secondo principi etici universalmente riconosciuti ed ispirati al principio della ?responsabilità sociale? ovvero, secondo la definizione contenuta nel Libro Verde del luglio 2001 della Commissione Europea, all?inserimento volontario di preoccupazioni sociali nelle operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate.
Una novità che, in tempi di ricorrenti scandali e crisi finanziarie, è di particolare significato, quasi ?rivoluzionaria? se si considera che solo fino a qualche anno fa, l?unico strumento per giudicare un?azienda era il bilancio economico-finanziario, ovvero se e quanto l?azienda guadagnava, i crediti, i debiti ed il patrimonio.
All?origine del fenomeno c?è la maggiore maturità del cittadino-cliente, le cui scelte, come rivelano numerose ricerche di mercato, non sono determinate soltanto da parametri qualitativi ma sono sempre più condizionate da considerazioni ed orientamenti etici.
Segnali di questo nuovo atteggiamento sono rappresentati dalla crescita del mercato dei prodotti biologici, del mercato equo e solidale, del turismo sostenibile e della finanza etica.
Un ruolo fondamentale lo ha svolto però anche l?Unione Europea che attribuisce ai temi della responsabilità sociale d?impresa e dello sviluppo sostenibile il valore di elementi fondanti per la coesione ed integrazione.
Ma cosa deve fare una impresa per essere riconosciuta ?socialmente responsabile?? Esiste a tal riguardo una normativa di riferimento ( detta Social Accountability 8000 ) che prescrive i requisiti che vanno certificati da Società specializzate ed autorizzate.
In particolare bisogna elaborare, accanto al bilancio economico-finanziario, un bilancio socio-ambientale che provi il rispetto di condizioni operative ritenute espressione di comportamenti etici: non utilizzo di lavoro minorile e forzato; rispetto dell?ambiente e delle regole sulla salute e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro; rispetto dei diritti dei lavoratori; attuazione di politiche di non discriminazione per razza, religione, sesso.
Sembrerebbero cose scontate eppure non è facile trovare imprese in grado di garantire che assolvono a tali standard considerato che il rispetto dell?ambiente e del sociale costa e che garantire correttezza etica a tutta la filiera produttiva significa assicurare che anche i fornitori rispettino certe regole ed accettino le ispezioni tecniche dei commissari ?certificatori?.
Le aziende etiche al mondo sono pertanto ancora un numero esiguo anche se in crescita rapida soprattutto in Italia che è il Paese con il maggior numero di aziende etiche ( attualmente circa 50 certificate ed altre 46 in procinto di ottenere la certificazione).
Esiste però il rischio che questo primato si riduca ad un fenomeno di facciata: per evitare ciò non basta la buona volontà di imprenditori e manager ma è necessaria una politica di maggiore sostegno da parte del governo, finora poco soddisfacente, che porti rapidamente all?istituzione dell?ente unico di accreditamento ed a una regolamentazione che arrivi a prevedere vantaggi significativi per le aziende etiche.
Sviluppo sostenibile ed integrazione: elementi propri di una società evoluta non ancora presenti in tutte le grandi imprese internazionali