Il vento di tramontana e il freddo pungente non hanno fermato la folla di amici vicini e lontani. Domenica 4 gennaio la Badia fiorentina, a due passi dalla cupola del Brunelleschi, scoppiava di persone. Una folla di mendicanti e benestanti, monaci e monache, giovani e anziani di ogni estrazione affollava la chiesa dei poveri di Giorgio La Pira per ricordarne la figura a cento anni dalla nascita, il 9 gennaio del 1904 a Pozzallo (Ragusa). L?odore forte di incenso, la luce abbagliante che proveniva dall?abside, i cori dei monaci delle ?Fraternità di Gerusalemme? caricavano il luogo di un?atmosfera speciale. Tra i banchi, l?uno accanto a l?altro senza distinzioni, le persone che si sono cibate e ancora si cibano di Giorgio la Pira: ex allievi e continuatori del suo pensiero, poveri e senza fissa dimora, gruppi di persone accorse da varie parti d?Italia per ricordare questo grande cristiano del secolo appena concluso. A celebrare l?Eucarestia in suo favore c?erano tra gli altri l?Arcivescovo di Firenze Ennio Antonelli, insieme al vicesindaco di Firenze e a Mario Primicerio, allievo di La Pira e attuale Presidente del Comitato per il centenario. Dall?omelia del Cardinale Antonelli che ha ricordato come La Pira considerò sempre i ?problemi umani problemi di Cristo? alle testimonianze di allievi e amici del ?sindaco santo?, le parole pronunciate dai testimoni intervenuti hanno trasformato una messa solenne in una cerimonia insieme laica e religiosa, dove sembrava impossibile disgiungere l?afflato mistico dalla passione civica. Proprio come nella figura di Giorgio La Pira, emblematica per i cristiani di oggi, eclettica e sfaccettata, impossibile da definire in breve. Ricordarlo proprio nel giorno del centenario dalla nascita è un omaggio alla memoria e un regalo a chi oggi è alla ricerca di soluzioni e risposte politiche (ma non solo) alle vicende interne e internazionali.
Giorgio La Pira arriva a Firenze giovanissimo dopo aver studiato a Messina presso uno zio. La sua famiglia lo indirizza da subito verso gli studi e lui dimostra una spiccata attitudine per essi, costruendosi in brevissimo tempo un eccezionale cursus studiorum. Consegue il diploma di ragioniere e l?anno seguente la licenza liceale. Ad appena ventuno anni è Laureato in legge, e parte per Firenze al seguito del suo professore di Diritto Romano. In Sicilia, oltre agli affetti familiari, lascia l?amicizia di persone come Salvatore Quasimodo e Salvatore Pugliatti, che sarebbe diventato Rettore dell?Università di Messina. A Firenze la sua vita di ricercatore e professore (dal 1930) si fa intensa. Crea una rete di contatti con l?Università Cattolica di Milano, stringendo solide amicizie con personaggi del calibro di Padre Agostino Gemelli e Giuseppe Lazzati (che lo definì ?uomo di fede, speranza e carità?). In quegli anni si erano strutturati in lui anche i caratteri dell?uomo di fede: da sempre vicino alla chiesa, il Giovane La Pira aveva potuto riflettere molto sulle realtà dei poveri e dei derelitti della terra e la sua stessa condizione di ragazzo solo e lontano da casa costretto a lavorare con lo zio per ricambiare l?ospitalità messinese, lo portò a una profonda conversione cristiana. La sua fede crebbe nel solco dei grandi padri della chiesa, da S. Agostino a San Tommaso, e fu profondamente ispirata dall? ?umanesimo integrale? di Jacques Maritain. Nei primi anni fiorentini, con l?ingresso nelle conferenze della S. Vincenzo, la sua spiritualità si rafforzò ulteriormente, e si dedicò attivamente al soccorso dei più poveri. Sarà lui sin dagli anni trenta con la Repubblica di S. Procolo ad animare un vasto movimento di assistenza materiale e spirituale a favore dei fiorentini senza cibo, casa o lavoro. Negli anni che precedettero la sua esperienza di Sindaco Giorgio La Pira sarà sempre più convinto di non poter restare con le mani in mano, ma di dover fare di Firenze la ?città della carità?.
Prende dunque velocità il suo affascinante percorso di vita: insieme religioso e politico, spirituale e sociale, sempre lucidamente pragmatico. Giorgio La Pira vivrà in una grande epoca di rinascita e ricostruzione (dell?Italia, dell?Europa, del mondo intero) e attraverserà le numerose crisi sociali e politiche del suo tempo. Fino alla prima metà degli anni ?60 agì nel seno della Democrazia cristiana da campione dell?anticonformismo (chiamava ?fratello? uomini come Togliatti e Di Vittorio) e al tempo stesso da protagonista assoluto. Amico intimo di personalità del calibro di Amintore Fanfani, Giuseppe Dossetti, Aldo Moro e Giovan Battista Montini, La Pira non perse mai il contatto con i problemi reali del suo tempo, e anche se molti lo etichettarono con l?epiteto di ?comunistello da sacrestia? per il suo atteggiamento ieratico e zelante verso la religione (tutte le mattine passava anche due ore in preghiera nella chiesa di S. Marco), fu sempre al centro di battaglie profondamente attuali. Dall?impegno per la Costituzione (che definì ?la casa comune? degli italiani), alla costruzione di scuole e case assieme a Nicola Pistelli a Firenze e alla difesa dei disoccupati della Pignone, fino alle storiche missioni di pace in Vietnam, a Mosca e a Gerusalemme, Giorgio la Pira fu ?contemplativo nell?azione? e sempre attento alla soddisfazione dei bisogni essenziali dei più poveri. Fuori dall?amata Firenze (che lo vide sindaco quasi ininterrottamente dal 1951 al 1965) il suo impegno per la pace resta ancora oggi emblematico: di tutti i suoi viaggi resta forse insuperato quello di Mosca nel 1959, ai tempi del massimo rischio di guerra nucleare tra Stati Uniti e Unione Sovietica, quando si rivolse al Soviet supremo invitando i sovietici a liberarsi ?dal cadavere dell?ateismo? e interrompere la corsa agli armamenti. Due anni dopo Nikita Chru?cëv avrebbe siglato il primo accordo di non proliferazione nucleare.
Giorgio La Pira morì il 5 novembre 1977. Descritto da chi lo ha conosciuto come un uomo allegro, solare e generoso, disponibile e comunicativo, goffo nei movimenti e piccolo di statura, con lo sguardo spesso nascosto dagli occhiali tondi e dal cappello a tesa larga, resta una figura unica nel panorama della politica italiana, e un modello di cristiano ispirato radicalmente dal Vangelo. Una figura certamente difficile da ritrovare oggi per la coerenza realizzata tra l?ascolto della Parola e le azioni che ne scaturirono, ma addirittura impensabile se si guarda agli attuali assetti politici ed elettorali omologanti da cui tutti oggi dipendiamo, elettori ed eletti. Un politico, infine, che ebbe la fortuna di crescere nel grembo di un grande partito oggi quasi dimenticato: quella Democrazia Cristiana che fu protagonista, nel bene e nel male, della nascita della Repubblica e dei suoi primi cinquanta anni di storia. Di certo la testimonianza di La Pira (e di tanti suoi contemporanei, da Dossetti a Moro, da Fanfani a Lazzati) può dare una speranza a tutti coloro che ancora oggi intendano la politica come servizio a favore dell?essere umano: la luce che proviene della fede può ancora illuminare le menti di chi è chiamato a ragionare per il bene di tutti.