La nota di Felice Celato non mi trova affatto d?accordo né sul piano dei contenuti né su quello del metodo.
Invertiamo però il suo ordine e partiamo dai contenuti: cosa sostiene esattamente Celato? E? favorevole o meno ai DICO?
Egli da una parte si dichiara favorevole (al condizionale) per una ?disciplina diretta ed esplicita? delle convivenze omosessuali, dall?altra ritiene che i DICO rappresentino un quasi matrimonio, una soluzione tortuosa.
Ma allora se si vuole di più, allora perché non dirlo apertamente? Si dovrebbe insistere quindi con forza sull?estensione dei diritti, sulla fondatezza delle ragioni di chi li pretende, sulla insensatezza di chi li rifiuta. Si dovrebbe volere un vero matrimonio, il che è impedito anzitutto dalla Costituzione.
Personalmente, non ritengo affatto tortuosa la soluzione che il Governo ha proposto, la ritengo una faticosa, dura, alta forma di mediazione tra sensibilità etiche diverse; i cattolici impegnati politicamente hanno dato prova di apertura d?animo ai temi urgenti del nostro tempo (le famiglie interessate sono mezzo milione!) e di maturità politica. Grazie Prodi, grazie Bindi, per averci dato questa testimonianza.
Sul piano dei metodi usati dalla Chiesa distinguerei due aspetti.
a) Nei confronti della società civile, la Chiesa (sorvoliamo sul fatto che qui e altrove si intende solo e sempre la gerarchia ecclesiastica e non la comunità ecclesiale) ha diritto di esprimere valutazioni ed anche proposte che aiutino la realizzazione di una società più giusta e maggiori tutele per i più poveri. Il Convegno ecclesiale sui mali di Roma fu un grande momento ?Politico? (con la P maiuscola) che stimolò la società civile. Purtroppo non abbastanza si fa con altri mali del nostro tempo: la mafia minaccia intere società (e famiglie) della nostra Italia, il traffico di persone e la prostituzione organizzata sono un flagello orribile, le leggi italiane (e statunitensi) permettono ancora la circolazione di troppe armi e massacri, i mezzi televisivi fanno crescere una generazione conflittuale e vacua (altra vera minaccia alle famiglie), la corruzione impedisce ai giovani più bravi di ottenere un posto di lavoro (ancora famiglia).
Se però è lecita una posizione ?Politica?, questa deve rispettare le regole della libertà dei cittadini ed ispirarsi al dialogo con tutti, altrimenti la predicazione dell?Evangelo diventa una frattura democratica e questo sarebbe un paradosso! Pertanto, sono cruciali i temi, i modi, i tempi, gli attori del dialogo politico per non cadere nella logica della lobby, dello scontro, del muro-contro-muro.
Personalmente ritengo che sulla vicenda dei DICO la gerarchia abbia sbagliato tema (si confondono gli effetti con le cause pensando che la famiglia va in rovina per colpa delle unioni civili), i modi (il non possumus, l?obbligo ai politici cattolici di ubbidire alla gerarchia, ecc.), gli attori.
In una parola, la gerarchia è entrata in politica (con la p minuscola) comportandosi come avrebbe fatto uno qualsiasi dei partiti cattolici (che forse avrebbe avuto più stile democratico) di passata memoria. Questo fa preoccupare i laici e dovrebbe far preoccupare anche noi cattolici. Fa pensare la reazione di grande opposizione di un cattolico pur obbedientissimo qual è il presidente Scalfaro alle prese di posizione della gerarchia.
b) Noi cattolici però abbiamo qualcos?altro in più di cui preoccuparci ed è la completa dimenticanza della lezione conciliare, mounieriana, lazzatiana circa il ruolo dei laici (intesi qui come i semplici fedeli cristiani) nell?assunzione di autonome responsabilità nella vita civile. L?intervento della gerarchia invece non lascia molta libertà, intende vincolare, specifica, dettaglia, impone.
La libertà di ?opinione? e di ?predicazione? della gerarchia riduce, per questa via, la libertà di ricerca, di mediazione, di dialogo dei laici politicamente impegnati. E? questo il punto di arrivo di una involuzione della teologia del mondo, in cui l?amore per la ?terra? viene coartato dentro verità immutabili che vengono ?dal cielo?.
La manifestazione di sabato dovrà essere rispettata ma a me sembra del tutto sbagliata; forse tra qualche decennio la ricorderemo con un sorriso di sufficienza (come facciamo oggi pensando a quelle degli anni ?50 dei baschi verdi di Gedda) ma oggi ci fa male, molto male, misurare l?aumentata distanza tra una Chiesa madre di tutti e la Chiesa maestra di verità e di dottrine.