Nel 2000 si era concentrata soprattutto sull?Africa. Nel 2001, invece, il primo cliente dell?industria bellica italiana è stata la Svezia, ma questo vuol dire fino ad un certo punto: se Stoccolma non è certo un paese coinvolto in conflitti regionali, è certo però che si conferma una generale crescita del volume delle esportazioni di armi, ed esse sono dirette principalmente verso il Sud del mondo.
L?export autorizzato dal governo ammonta a 863 milioni di euro (1.671 miliardi di lire), l% in più dell?anno precedente. Il 55% delle armi italiane è andato al Sud del mondo, il 6% all?Europa Orientale (compresa la Turchia), contribuendo quindi al riarmo dell?Asia orientale e dell?America Latina, nonché ai vari confronti in Medio Oriente.
Tra i clienti compaiono Israele, con due autorizzazioni per 1,8 milioni, e l?Algeria che compra per 1,2 milioni di euro. L?Egitto ha acquistato armi per 20,5 milioni, il Kuwait per 12,3 milioni. L?Arabia Saudita segue la Svezia con 119 milioni di euro di acquisto.
Oscar, l?Osservatorio sul Commercio delle Armi dell?Ires toscana, da anni si occupa di monitorare l?applicazione della legge 185: l?analisi dell?Osservatorio mostra, oltre ad una generale fase di crescita, una palese violazione di quanto previsto dalla legge 185, che vieta di esportare armi verso paesi che ?ricevendo dall?Italia aiuti allo sviluppo destinano al proprio bilancio militare risorse eccedenti le esigenze di difesa del paese?.
L?Italia vende armi alla Corea del Sud (13,7 milioni nel 2001) e ad India e Pakistan, nonché a Sudafrica e Nigeria; inoltre, continuano le consegne ai paesi poveri, nonostante l?impegno preso dai paesi creditori, Italia compresa, verso i paesi schiacciati dal debito estero.
Quest?ultimo impegno, che nasce da una iniziativa del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale per un debito ?sostenibile?, tendeva a non appesantire il debito dei paesi più poveri fornendo nuove armi. Una linea battezzata in Europa ?Everything but arms?, tutto fuorché le armi. Invece in paese come Mauritania, Kenya, Ghana , Zambia e l?Honduras in America Centrale hanno ricevuto, nel 2001, 10 milioni di euro in armi italiane. Con conseguenti oneri da pagare.
Una riflessione sul commercio che sceglie paesi poveri