Un giorno, per caso, un ragazzo cominciò a correre e non smise più. Partecipò nel 1993 alla Maratona di Torino, percorrendo 42 km in meno di 4 ore, un anno dopo, alla 25° Maratona di New York, e due anni dopo tagliò il photofinish al Centenario della Maratona di Boston.
Nel 1999, toccò le cime dell’Himalaya, al Campo Base della Piramide Ev-K2 del C.N.R., e un anno più tardi raggiunge la Mezza Maratona delle Isole Svalbard, la maratona più a Nord del mondo, a 80°latitudine Nord, a circa 800 km dal Polo Nord.
Traguardi incredibili, da vero atleta professionista. La storia, questa bella storia, parla di un ragazzo autistico e del suo allenatore Nicola Pintus.
Che cosa è l’autismo? L’autismo è un disordine neurologico dello sviluppo che ostacola le relazioni sociali e il progresso dell’individuo che avviane proprio grazie ad esse. Viene diagnosticato intorno ai 3 anni di età, ed è irreversibile. Non si sanno ancora le cause precise ma sono note le cifre della sia diffusione; 1 bambino su 100 è autistico, in percentuale sono più i maschi delle femmine ad essere colpiti, e non importa se appartengano a questa o ad un’altra etnia. L’autistico si riconosce dallo sguardo, sfuggente e distratto, dalla posizione del corpo, ricurva su se stessa e chiusa a qualsiasi relazione con l’esterno, da comportamenti stereotipati, ripetitivi, quasi ossessivi, da reazioni emotivamente instabili, dalla difficoltà di sentire, ascoltare ed esprimersi. L’autismo spesso non viene da solo, ma si accompagna ad altre patologie (in comorbilità), come la sindrome dell’x fragile, la sindrome di Tourette, l’epilessia e la sindrome di Rett.
Ma a Nicola Pintus non interessa sapere come e perché la malattia abbia scelto quel ragazzo, e tanti altri come lui, a Nicola interessa la loro vita e la strada che avranno avanti a sé.
Chi è Nicola Pintus? Una persona con un grande cuore e con una grande idea in mente.
Nicola Pintus, presidente dell’Associazione Progetto Filippide, nata nel 2000 insieme alla Maratona nel Polo Nord, ha fatto dello sport, della corsa e del nuoto in particolare, la chiave di volta per curare l’autismo. Con il nuoto, i bambini ricordano il contatto con l’elemento liquido intrauterino della placenta, prendono confidenza con l’acqua e con il loro corpo, raggiungendo così il loro equilibrio fisico e più ancora esistenziale. Allo stesso modo gli atleti che ritrovano i gesti ripetitivi del mettere un piede di fronte all’altro, senza però chiudersi in un vortice di paure ed ansie, ma si protendono in avanti, verso l’esterno, verso la meta che offrirà loro la meritata medaglia.
E in questo lungo e veloce cammino non sono soli, ci sono operatori e professionisti che, dopo un lungo periodo di formazione e di tirocinio, costruiscono insieme a questi ragazzi un progetto di vita, di continua scoperta, e soprattutto di ascolto. Questi operatori provengono dalle più disparate professioni, sono medici, avvocati, autisti del tram, pensionati, che mettono a servizio, a titolo assolutamente gratuito, la loro esperienza, la loro energia e il loro tempo, per farsi “investigatori”, come li definisce Nicola Pintus, “che cercano di trovare quanti più indizi per capire le persone autistiche sempre di più e per accompagnarli in un processo di inserimento nel tessuto sociale”. Ci sono diverse ed uniche ricchezze che scaturiscono da questo rapporto: le amicizie, i traguardi e le medaglie conquistati insieme, l’autostima e la cura di sé.
E così Progetto Filippide si è fatto grande: in questi 12 anni ha conosciuto altre 15 città italiane, ha incontrato sempre più bambini, uomini, ragazzi, e le rispettive famiglie che hanno trovato in Progetto Filippide molto più che accoglienza: hanno trovato l’opportunità concreta per mettere al centro le potenzialità di queste persone che la società spesso considera “inutili”, un costo per la collettività e che invece hanno risorse, testa e cuore per dare un contributo concreto a tutti noi. Ho incontrato Pintus allo Stadio Paolo Rosi, dove il progetto Filippide macina chilometri, abbatte pregiudizi, supera ostacoli di ogni genere e arriva a conquistare anche delle medaglie. Quella che doveva essere un’intervista si è trasformata in un incontro sorprendente e ho preferito fare spazio al racconto di Pintus, piuttosto che alle mie domande.
To be continued…