«Il nostro giudizio sulla manovra è netto: limpianto e la filosofia sono sbagliati, specie per quanto riguarda la spesa pubblica. Solo tagli lineari, anziché premi per chi lavora e sanzioni per chi non fa il proprio dovere. Della riforma Brunetta quella, a parole, del bastone e della carota non restano che briciole e propaganda. Preoccupa, in particolare, la stretta sugli enti locali, che saranno costretti a tagliare tanti servizi ai cittadini: nella sanità, nelle politiche sociali, nellassistenza ai non autosufficienti. E tutto questo a fronte di una riduzione dei costi dellamministrazione centrale dello Stato irrisoria. I carrozzoni romani restano in piedi e continueranno a ingrassare, con buona pace della retorica leghista di Calderoli. Il Ministero del Tesoro ha 3.000 dipendenti. I costi di Palazzo Chigi lievitano di anno in anno, tanto che hanno dovuto metter il segreto di Stato per non renderli noti. E il governo che fa? Stringe solo sugli enti locali e per di più non mette in cantiere neanche un intervento per il rilancio vero dello sviluppo.
La verità è che questa è una manovra depressiva e iniqua. Come si pensa di uscire dalla crisi senza un rilancio dei consumi interni e della domanda? Se il tasso di crescita rimarrà basso la metà della media Ocse gli artigiani, i commercianti, gli agricoltori, le piccole imprese continueranno a soffrire e il loro reddito continuerà a calare, così come la domanda interna e i consumi delle famiglie italiane. Senza una manovra strutturale e un sostegno alla crescita, si entrerà in una spirale pericolosa, che potrebbe bruciare in pochi mesi anche questa manovra. D’altronde, da anni, Tremonti, Berlusconi e Bossi ci raccontano di aver blindato i conti pubblici con la manovra del 2008, quella, per capirci, fatta in 9 minuti. Oggi il Paese si sveglia e scopre che i fatti sono molto diversi. Ad esempio scoprono che quella manovra del 2008 e, attenzione, eravamo già dentro la crisi non solo non aveva tagliato la spesa pubblica, ma l’aveva aumentata. Si pensi che nel 2009 la spesa corrente al netto degli interessi è cresciuta del 4,2%. Vuol dire, per capirci, in un solo anno è aumentata di 26 miliardi, un po’ di più’ del valore di questa manovra.
Infine, un interrogativo. Ma per quale motivo il governo chiede sacrifici di questa portata agli italiani e poi continua a finanziare acquisti di armamenti militari, portaerei, cacciabombardieri? Mettono in ginocchio i Comuni e non abrogano le Prefetture: sì le Prefetture, enti superati che nel modello federalista non hanno più motivo di esistere. Al contrario, si potrebbero trasferire alcuni servizi alle questure, il coordinamento dei servizi della Protezione Civile ai Vigili del Fuoco e dar vita a un vero federalismo demaniale interessante per i territori, trasferendo i Palazzi della Prefettura agli enti locali. Ma è solo un bel sogno. Il governo va avanti a spot mediatici e ottimismo di facciata, mentre, dietro i riflettori, prepara per gli italiani una stagione di austerità e sacrifici senza corrispettivi nella nostra storia recente».
Così Gianni Dal Moro, deputato del PD e capo della segreteria politica di Enrico Letta.