L?attenzione mediatica di cui quest?anno – merito anche della straordinaria visita del Santo Padre alla sinagoga di Roma – ha beneficiato il cosiddetto Giorno della Memoria ha portato con se qualche rinnovata riflessione che forse non è inutile condividere.
Come è noto ai miei amici più stretti, fin da giovane ho avuto culto e passione ?talora intemperante ? per la cultura ebraica e per la straordinaria e terribile storia di questo popolo al quale ci legano indissolubilmente radici storiche e religiose (sono anche un appassionato sostenitore delle ragioni politiche di Israele, una riparazione dovuta, un sogno da proteggere, un ideale nobile, un esempio di libertà e democrazia in un ambiente ostile a tali valori, un crogiuolo di cultura, fra modernità e tradizione, un baluardo contro la cecità dei tempi e pur sempre affidato alla fallacia degli uomini; ma questo è un altro discorso che poco o nulla ha a che fare con quanto precede; come, ad esempio, ogni discorso sulla politica di Saddam poco o nulla sarebbe pertinente se parlassimo di religione Islamica; o come poco o nulla avrebbe a che fare un discorso sulla storia dello stato Pontificio con un discorso sul Cristianesimo). Ho sempre considerato gli ebrei i nostri padri nella fede nel Dio unico e non ho mai dimenticato che erano ebrei Gesù, la Madonna, san Giuseppe, san Pietro, san Paolo, san Giovanni, almeno due dei quattro evangelisti, etc..
Si dirà che l?antisemitismo non ha sicure radici religiose; forse qualcuno ha letto Sartre, qualcun? altro si baloccherà con concetti biologico/razziali; ma è certo che l?antisemitismo cattolico (l?antigiudaismo, come più propriamente dovrebbe chiamarsi) ha costituito per secoli un fondamento di tali follie.
Proprio per questo, da cattolico ? l?ho detto altre volte ? orgoglioso della propria fede e cultura cattolica, provo un?intensa vergogna quando considero il contributo ?culturale? che il Cristianesimo ha dato all?antisemitismo, che considero il più vergognoso dei peccati storici di noi cristiani: vergognoso per infondatezza, per irragionevolezza, per ignoranza, per la sua durata e risorgenza nel tempo, per stupidità dei presupposti, per le conseguenze tragiche che ne sono derivate durante tanti secoli. Questa vergogna si fa ancora più intensa quando mi capita di rilevare in qualcuno residue e malcelate tracce di questo infame pregiudizio, massimamente se ciò avviene presso qualche cattolico o, ancora di più (accade anche questo!), presso un prete, magari solo ignorante. E? curioso notare la straordinaria somiglianza dei percorsi ?logici? di questi argomentatori di sciocchezze.
Detto ciò, mi pare utile tornare a riflettere , più ancora che sulle orribili conseguenze dell?antisemitismo del secolo scorso, sulle molle che lo hanno portato a risorgere con tanta virulenza presso un popolo colto, raffinato, forte ed antico come il popolo Germanico; e a diffondersi, sia pure come goffa imitazione, presso un popolo così pacifico, vitale, scettico, saggio ed antico come il popolo Italiano dell?Italia fascista. Come abbiano potuto i popoli che furono di Dante, di Michelangelo, di Manzoni, di Bach, di Beethoven, di Kant abbandonarsi a tali dilaganti follie è stato e resta per me un inquietante mistero.
Certamente occorrerebbero serie indagini di psicologia sociale per investigare con competenza i meccanismi travolgenti che talora massificano i messaggi più squilibrati e li esaltano in azioni di cui ogni individuo sano di mente non potrebbe non vergognarsi. Il potere di forgiare l?opinione pubblica è il più devastante dei poteri di cui l?uomo possa riuscire a disporre, mai come in quest?ultimo secolo ce se ne è resi conto. E, temo, per la smisurata potenza dei media, che questo potere resterà negli anni a venire la chiave di lettura delle nostre civiltà.
Di fronte ad esso solo il culto della retta coscienza e il distacco del pensiero si ergono come argini. Argini sempre autenticamente umani, nel senso non animale del termine, di per sé forti, sicuri ma che non sottovalutano la potenza della portata dei fiumi di melma, anzi la temono e scrutano da lontano, con vigilanza, ogni loro anche temporaneo ingrossamento.
Credo che sia nostro dovere di uomini (e, per quanto mi riguarda, di credenti) fare di tale culto il cardine del nostro modo di guardare al mondo, il senso della nostra dignità anche di cittadini.
C?è un brevissimo passaggio del Vangelo, di solito poco osservato anche se all?interno di una pericope molto commentata, che rende, per così dire, ?plastico? l?atteggiamento che mi pare fondamentale: l?adultera, sospinta da scribi e farisei per la lapidazione davanti a Gesù; la massa è già, forse, vociante e minacciosa; la scena è drammatica. Ma Gesù si china e si mette a scrivere per terra: la dinamica drammatica dell?evento non lo turba, lo lascia sicuro al riparo anche dello zelo per la parola della legge, per quanto doveroso dovesse apparire alla massa vociante.
Dio ci protegga dalle masse vocianti e la nostra coscienza e il nostro pensiero non ne siano mai turbati!