È iniziato a fine maggio il corso di tiro con l’arco per persone non vedenti organizzato dal Sant’Alessio in collaborazione con il Comitato Italiano Paralimpico.
Tiro con l’arco per i ciechi? Sì, avete capito bene! E’ possibile -con alcuni accorgimenti- praticare uno sport di mira per chi non vede. “Chi ha una disabilità visiva usa lo stesso arco olimpico, -spiega Marina Lanzetta, ex componente della nazionale femminile- al posto del mirino visivo si serve di un mirino tattile, cioè una struttura su cui l’atleta poggia i piedi per avere l’allineamento con il paglione, e che prosegue fino all’altezza della mano che tiene l’arco per avere le indicazioni di destra a sinistra. Pensate che uno degli allenamenti che vengono proposti a chi vede, è quello di tirare ad occhi chiusi, proprio perché è la posizione ad essere importante.”
Ecco, questa ultima osservazione mi è sembrata illuminante: è la posizione ad essere importante, più della mira, più dell’arco, più del vento, addirittura più del vedere il bersaglio. Allenarsi -per chi vede- a tirare ad occhi chiusi serve proprio a questo, a capire quanto la posizione sia determinante. La “posizione” non è dunque solo un dettaglio tecnico: è dove sei, è come trovi il tuo equilibrio, è come ti poni nei confronti dell’obiettivo, è la capacità di concentrarti sull’essenziale.
La centralità della posizione -intesa come postura interiore prima che fisica- non riguarda ovviamente solo il tiro con l’arco, mi sembra piuttosto una metafora di come dovremmo affrontare le sfide che la vita ci propone: dove siamo? come troviamo in nostro equilibrio? su cosa lo fondiamo? come ci poniamo nei confronti degli obiettivi che vogliamo raggiungere? riusciamo a concentrarci sull’essenziale? La fretta di scoccare la freccia, cioè l’ansia di raggiungere il risultato, ci gioca brutti scherzi: ci spinge a sottovalutare la preparazione, a sorvolare sui dettagli, a sottovalutare le variabili. Il paradosso è che ad ingannarci e a renderci frettolosi e superficiali è proprio la possibilità di “vedere” il bersaglio ma l’illusione della facilità è una pessima consigliera; se dovessimo mirare senza vedere -bendati o ciechi- saremmo costretti a cogliere ogni minimo indizio, a valorizzare le indicazioni derivate dagli sbagli pregressi, a prenderci il tempo necessario e a bilanciarci nel modo migliore. Questo è il segreto dei vincenti.
Osservava Seneca che “la maestria del marinaio non si rivela col mare calmo e il vento in poppa: è l’avversità che mette il cuore alla prova”, ma visto che il mare calmo e il vento in poppa non sembrano essere nelle previsioni del futuro prossimo sarà meglio concentrarci sulla navigazione col mare grosso e allenarci -bendati- a tirare con l’arco.