Nel souk marocchino non si respira mai a pieni polmoni.

Il souk è il mercato cittadino. In ogni centro o città ce n?è uno stabile e un altro, più imponente, che si tiene una volta a settimana.

Gli odori al suo interno sono fortissimi. Nauseabondi, spesso. Sono odori che si levano da terra: scarti di frutta e verdura, penne in decomposizione strappate agli animali spennati e venduti sul posto. Escrementi, a volte.

La merce è accatastata su bancali di legno, dietro i quali si trovano, nella maggioranza dei casi, degli uomini. Davanti alle loro braccia aperte, le cataste di frutta e verdura si inseguono con un ordine e una precisione tale da colpire l?occhio dei clienti. L?accostamento dei colori sembra studiato a tavolino da qualche grande esperto di marketing. E così, in un luogo sporco, maleodorante, pieno di mosche e di rancido, viene una gran voglia di comprare cibo. Una contraddizione interessante.
Particolarmente belli sono i banchi delle olive: ne esistono almeno quindici varietà, e ognuna ha un colore differente. Le cataste sono così alte e compatte da far temere un crollo ogni volta che la paletta del venditore vi affonda.

Tra questi banchi si aggirano, oltre ai clienti, innumerevoli mendicanti. Non sono i turisti il loro obiettivo: in molte città, e Settat ne è un esempio, il turismo praticamente non esiste.
Sono numerosissimi i ragazzini: di solito chiedono la carità per conto di altri, riproducendo un meccanismo tristemente noto. Altri hanno in mano delle buste nere, di plastica robusta, che servono a portare la frutta e la verdura appena acquistate. I venditori porgono la merce in sottilissime buste fatte apposta per rompersi già nel passaggio da una mano all?altra: i ragazzi vendono le buste ?serie?.

Appena arrivata, ho teso ad uno di questi bambini un dirham in cambio di una busta. Mi ha guardata interdetto: ho subito pensato di avergli dato troppo poco. Un dirham corrisponde a circa 8 centesimi di euro, al tempo non ne ero nemmeno consapevole. I bambino continuava a guardarmi indicando la moneta. Intorno a me almeno tre mendicanti facevano capannello, riconoscendo una specie rara, quella del turista o, comunque, dello straniero dotato di moneta sonante. Il bambino si è allontanato con la busta in mano.

È tornato dopo una manciata di secondi. Portava la busta per me, e il resto che mi spettava. In quel momento mi sono sentita maledettamente fuori dall?Italia. Con tutto il rispetto per la mia patria, quel ragazzino scalzo e magrolino ha raccolto in sè una vera simbologia dell?onestà. E in Italia l?onestà non va di moda. Per carità, qui siamo in un Paese di veri artisti della contraffazione e al nord la droga si vende come le caramelle. Ma la scena mi ha fatto un certo effetto. Se non sbaglio, tutto nasce dalla base.

Passando dal serio al faceto, lo scorso week end il gruppetto degli espatriati di cui faccio parte ha preso baracca e burattini e si è recata?in giro per il Nord del Marocco. Eravamo reduci da un audit dell?Unione Europea durato tre giorni, che ci aveva costretto a tour de force di lavoro anche di domenica: quindi, ce lo meritavamo. Il Nord è uno spettacolo vero. La natura e la gente. Tutto cambia rispetto al Sud, dall?abito tradizionale alla lingua. Al Nors si parla il berbero, e il derija, che è il dialetto arabo del Sud, è sconosciuto. Inoltre la seconda lingua è lo spagnolo e non il francese. Il fritto misto che scaturisce da questa situazione, nella testa di un turista, è piuttosto divertente: alla fine noi italiani ci parlavamo in spagnofrancese.
Il Nord è la zona della droga: il KIF, foglie di marjuana sminuzzate, si vende ovunque ed è praticamante legale. Il Marocco è il primo produttore mondiale di cannabis. Dovunque andiamo c?è un omino, sempre diverso, che ci insegue letteralmente per proporci acquisti di erba o addirittura…un ruolo da ?trasportatori? in Italia. I campi verdeggianti sono quasi sempre di rigogliosissima droga.

Con i colleghi si sta instaurando una simpatica amicizia, il che non guasta quando ti trovi a passare insieme circa 18 ore al giorno compresi i fine settimana. Peccato che la nostra convivenza sia quasi scandalosa da queste parti: vai a spiegare che i cooperanti vivono e lavorano insieme. Le nostre abitudini suscitano curiosità, e mezza cittadina parla di quello che facciamo.Quando prendo un taxi, il tassista mi porta a casa senza bisogno che io gli nomini la via. Cicaleccio da bar? Anche, ma non solo. Se si esclude il Nord, infatti, questo è un vero ?Stato di Polizia?: la Polizia sa tutta di tutti e i servizi segreti sono tra i più efficienti del mondo, incredibilmente. Pare fossero informati dell?attentato in Spagna dello scorso anno prima che si verificasse. E ogni volta che qualcuno di noi arriva, parte o fa un passo, gli innumerevoli distaccamenti della polizia in qualche modo lo sanno. Un?efficienza che sfiora l?inquietante, ma allo stesso tempo stupisce.