27 aprile 2004; mancano poco più di due mesi a questa data che, di per sé non vuol dire molto. In verità in tale giorno cadranno i dieci anni dalla prima elezione democratica in Sudafrica, un evento che segna nella storia del paese africano, ma anche della più recente storia di questi ultimi trent?anni, la fine di un lungo, drammatico periodo ? l?apartheid ? e l?inizio di un nuovo futuro.
Se la fine del regime razzista ha spalancato al popolo sudafricano un inedito panorama di possibilità e eguali opportunità, ha con sé portato una serie di difficili interrogativi: come relazionarsi con i protagonisti del passato? Come rileggere la storia appena trascorsa? Quale strada scegliere, sete di giustizia o una possibile, rivoluzionaria soluzione?
Proprio questi interrogativi sono l?occasione per Desmond Tutu – premio nobel 1984 nonché arcivescovo di Città del Capo ? per una serie di riflessioni e valutazioni, esternate nel libro ?Non c?è futuro senza perdono? (Feltrinelli, Torino).
Il libro è la cronaca ( e non solo ) dei lavori della Commissione per la Verità e Riconciliazione (la ormai famosa TCC), delle ragioni della sua nascita e della scelta, veramente rivoluzionaria, operata dagli uomini che più si sono adoperati per il crollo del regime dell?apartheid.
Come racconta infatti Desmond Tutu, di fronte alla necessità di operare una scelta nei confronti degli artefici di un regime disumano e crudele, il Sudafrica sceglie una soluzione a dir poco inaudita: il perdono. Si avvertì infatti in quel periodo la necessità di tentare una strada nuova, coraggiosa, una strada che realmente permettesse di pensare al futuro, alla ricostruzione di un paese, con speranza , serenità e maturità.
Libro complesso e denso quello di Desmond Tutu, il quale sceglie di utilizzare tre registri differenti: accanto alla cronaca minuziosa dei lavori della TCC e dei primi passi del Sudafrica democratico, ritroviamo le testimonianze non solo delle vittime ma degli stessi carnefici, il tutto filtrato e riconsiderato alla luce delle considerazioni e delle affermazioni del vescovo premio Nobel.
Proprio l?esperienza della TCC, fornisce a Demond Tutu la controprova delle proprie convinzioni, frutto non solo della sua fede incrollabile nel messaggio cristiano ma anche risultato di considerazioni a carattere sociale e umano;pur non nascondendo gli errori, gli inciampi di un?esperienza che rimane unica e straordinaria, Desmond Tutu ribadisce tutta la forza, l? efficacia di un?arma come il perdono, strumento di soluzione delle controversie ma soprattutto di costruzione del futuro.
Una parola – futuro ? che va a braccetto con altri termini di forte significato: memoria, passato, riconciliazione. Attraverso tali elementi ? questa la fortissima e, per certi versi, entusiastica convinzione del vescovo africano ? è possibile parlare, guardare al futuro, secondo una logica che non vuole cancellare ciò che è successo, piuttosto esternare, raccontare, testimoniare la seppur drammatica storia passata, perché sia possibile guardare al domani, Questo passaggio è possibile proprio attraverso un approccio di perdono e riconciliazione, forti certamente di un messaggio quale quello del credo cristiano ma anche di una ritrovata fiducia nella convivenza e nell?interrelazione tra gli uomini, di qualsiasi razza e ceto sociale.
Recensione di un saggio sulla fine dell'apartheid in Africa, tra riflessioni e interrogativi