Non chiamatelo albanese, non chiamatelo clandestino né immigrato o extracomunitario, chiamatelo Vladimir Mnela, questo è il suo nome! Così si chiama chi ha ucciso Claudio Meggiorin in provincia di Varese la scorsa notte.
Chiamatelo col suo nome quell?assassino, non lasciate il minimo dubbio a nessuno che non possa essere stato proprio lui a togliere la vita a Claudio. Non gli permettete di nascondersi dietro la comunità albanese, non fate in modo che passi inosservato perché indicato come uno dei tanti clandestini che ci sono in Italia, non lo fate perché non sarebbe giusto.
Non sarebbe giusto nei confronti di Claudio che ha perso la vita per mano di Vladimir, non sarebbe giusto per la madre di Claudio che ha diritto di sapere il nome dell?assassino di suo figlio, di guardarlo in faccia e ha persino il diritto, se vuole, di odiarlo.
Non chiamarlo con il suo nome Vladimir non sarebbe giusto nei confronti della baby sitter rumena dei vostri bambini, per la colf filippina che vi stira le camicie, non sarebbe rispettoso del compagno di banco di vostro figlio e neanche dei vostri vicini di casa. Gente comune che conduce una vita normale in Italia, che anche se italiani non sono, contribuiscono alla crescita del paese.
Chiamatelo Vladimir, quel ragazzo arrivato una settimana fa in Italia, per non confonderlo con tanti altri clandestini che giungono in Italia spinti dalla disperazione, dalla fame, dalla miseria, con il sogno di trovare nel nostro paese un lavoro e una casa e non certo qualcuno da ammazzare.
Chiamatelo Vladimir, perché oggi in Italia anche chi scappa da guerre e persecuzioni, anche le vittime di tortura rischiano di essere clandestini, vedendosi negare il diritto alla richiesta di asilo, il diritto alla protezione umanitaria che un paese democratico come l?Italia, deve loro in base alla propria costituzione oltre che alle molte convenzioni internazionali firmate.
Chiamatelo Vladimir, perché oggi dire clandestino significa parlare di molta, troppa gente. Gente che non dovrebbe esserlo, gente che andrebbe aiutata e integrata, gente che andrebbe accolta e protetta.
Chiamatelo Vladimir, fatelo per il Ministro Pisanu, che ritiene che è tra i clandestini che nasce la delinquenza, la prostituzione e lo spaccio di droga.
Vladimir è colpevole e deve essere punito, sarebbe scandaloso che non lo fosse, ma dite al nostro ministro degli Interni anche che non è vero che quell?omicidio dipende dal fatto che Vladimir era un clandestino, diteglielo perché altrimenti prenderebbe un abbaglio tremendo se pensasse che Vladimir, restando in Albania non avrebbe ucciso nessuno.
Ditegli anche che è troppo facile pensare che se si chiudono le frontiere o facendo una legge ancora più restrittiva della Bossi-Fini, si risolverebbero tutti i problemi legati alla sicurezza del nostro Paese. Perché chi ha fame, chi è disperato, chi scappa dalla guerra rischia la pelle, bene assai più prezioso di un permesso di soggiorno, di cui si può pensare di fare anche a meno pur di mettere in salvo la propria vita e quella dei propri figli.
E se Pisanu non credesse a questo proponetegli di fare una nuova sanatoria, così solo per vedere che succede e c?è da scommetterci che emergerebbero in Italia altri 700.000 lavoratori, come nell?ultima regolarizzazione, che cercano di sopravvivere raccogliendo pomodori nei nostri campi, occupandosi dei nostri anziani e costruendo le nostre case, certo in nero, ma provate a chiedere chi o cosa li costringe non avere un contratto di lavoro che preveda un regolare stipendio, la malattia, le ferie, la maternità, i contributi?