Sabato in piazza c’ero anch’io , ma a differenza dell’amico Torella, non ne subisco affatto il fascino. La piazza mi dà un senso di costrizione (specie quando è piena – e meno male – come sabato scorso), di omologazione (la pensiamo tutti allo stesso modo), di passività (siamo tutti in piedi ad ascoltare i leader). La piazza costringe perfino il leader a usare un linguaggio demagogico se vuol conquistare un applauso.
Solo due anni fa abbiamo pianto in piazza travolti dall’eloquenza del leader e, poco dopo, abbiamo pianto di rabbia alle urne.
Alla piazza preferisco il corteo. Si cammina insieme, affiancati e liberi, verso una meta. Si scambiano opinioni e si scelgono i compagni di viaggio. Si può accelerare il passo o ritardarlo per cambiare la compagnia, se non ci aggrada del tutto, ma senza la sensazione del tradimento perché si continua insieme verso lo stesso traguardo.
Forse già da qui nasce un forte distinguo da quanto Torella, sempre brillantemente, espone nel suo ultimo scritto “Non siamo tutti uguali: è ora di schierarsi.”
Sono completamente d’accordo sulla necessità di uscire da indefinizioni qualunquiste adottate per accogliere tutti (facciamo alleanze con gli onesti ‘ma anche’ con i mariuoli). Un partito deve necessariamente essere di parte. Altrimenti perde senso e funzione. Ne sono talmente convinto che, proprio su queste idee, ho osato sfidare l’unanimismo referendario di Veltroni nelle primarie dell’ottobre 2007.

Bisogna scegliere se stare con i costruttori o con chi ha bisogno della casa, con chi vende sanità o con chi ha bisogno di assistenza, con chi cerca lavoro o con chi vive di rendita…

Questo significa schierarsi.

E schierarsi significa di conseguenza avanzare delle proposte programmatiche
che si basino su un modello di società che vogliamo costruire. Un tempo era più facile. I modelli di riferimento erano due ed antitetici. Semplificando: da un lato un socialismo solidale senza libertà e dall’altro un capitalismo libero ed egoista.
Ora è tutto più complesso. Siamo in una difficile fase di ridefinizione. “Dopo il crollo dei sistemi economici e politici dei Paesi comunisti dell’Europa orientale e la fine dei cosiddetti ‘blocchi contrapposti’, sarebbe stato necessario un complessivo ripensamento dello sviluppo” (Caritas in veritate).

Trovo allora stonato l’appello dell’ottimo Torella quando invita a schierarsi in una formazione partitica che mi sembra tanto un nuovo PCI: centralismo democratico (ora si dice rafforzamento della leadership), di sinistra (il programma si fa solo con gli alleati storici), espulsione dei dissidenti (non importa se perdiamo pezzi), autarchismo (consapevolezza di rappresentare l’intero centrosinistra).
Esagero nei termini? Forse sì. Ma mi brucia ancora la soddisfazione di coloro che, nel PD, hanno accolto le dimissioni della Binetti come una positiva liberazione.
In fin dei conti cosa chiedeva? Di svolgere il suo ruolo di parlamentare “libero”
(così come definito dalla Costituzione) in un partito organizzato. O vogliamo berlusconizzare anche il parlamento chiamando a votare solo i capi gruppo?

Forse, prima di tutto, perché abbia un futuro, il PD deve acquisire a tutti i livelli una qualità: essere rispettoso.
Ma anche questa è, oggi, vera rivoluzione.

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Non siamo tutti uguali: è ora di schierarsi Dal cerchiobittismo al centribottismo di Fabrizio Torella
“Ebbene io mi sono rotto le scatole di tutti coloro, che pur di galleggiare non si schierano. Siamo arrivati ad un punto irreversibile di criticità democratica. E’ arrivato il momento di schierarsi, dell’unità, della testimonianza, anche solo col voto. E lo dico ai tanti amici che so che non vogliono votare dopo tante disillusioni. Non è il momento della gauche cavriar, la sinistra-caviale come chiamano a Parigi la sinistra intellettualoide da salotto. Il caviale lasciamolo a dopo le elezioni per festeggiare.”

Sono venuto a Roma a lavorare. Vi sembra troppo se dico che avrei meritato di piu? di Julio Cesar Ortega Arteaga
(Redazione di Gianni del Bufalo, direttore della Fondazione “Il faro”, dove Julio Cesar stava per iniziare il corso di aiutante cuoco. Julio è morto nell’incendio del 12 marzo).
“Sono venuto a Roma a lavorare e accetto di fare molti lavori diversi, tutti quelli che riesco a trovare, ma sono sicuro che prima o poi riuscirò ad avere successo e a far valere le mie qualità.
Sono bravo e veloce, mi piace divertirmi con gli amici, ma quando c’è da lavorare non mi faccio pregare. …”

Per salvare l’Italia di Giulio Carminati
“D come disoccupazione giovanile. R come rischio M come multinazionali P come PMI D come disoccupazione giovanile R come rimedi.”

DA NON PERDERE
Al Vittoriano con Corot, Monet e FABRIZIO PANECALDO www.fabriziopanecaldo.it
Nell’ambito della sua campagna elettorale il nostro caro amico Fabrizio Panecaldo, candidato alla regione Lazio, ha organizzato nuove passeggiate al Complesso del Vittoriano per incontrare Claude Monet e gli impressionisti.
La ultima visita (gratuita e guidata da Laura Donato) è rimasta quella 24 marzo ore 17:30.
Indispensabile prenotare : robertosgammini@alice.it (nuovo indirizzo).

Buona settimana
Amedeo Piva