– Innovazione, nuovo, novità ! Anzi basta con le vecchie parole, proviamo con nuovitudine, nuoverìa, innovismo… insomma basta con le solite facce, le solite promesse, i soliti discorsi…
– Vorresti nuove facce, nuove promesse e nuovi discorsi ?
– Non solo! Bisogna proprio cambiare aria, musica, registro… insomma voltare pagina! Mi sono spiegato?
– No, non ti sei spiegato. Sono tutti modi di dire, perfetti per esprimere lo stato d’animo ma assolutamente inutili per definire contenuti
– Questo è il mio stato d’animo!
– Questo l’avevo capito. Quello che non ho capito è cos’è che vuoi di nuovo.
– Cominciamo con le facce!
– Facce qualsiasi? Basta che non siano quelle di prima? Anche se dietro la faccia nuova ci fossero le stesse idee della faccia vecchia, con gli stessi vizi e le stesse abitudini?
– D’accordo, cambiare solo le facce non basta, servono anche idee nuove, ma queste idee nuove non sarebbero credibili abbinate alle facce vecchie, ecco perché servono nuove anche le facce
– Dunque le facce nuove servono solo a rendere credibili idee nuove. Senza queste, le facce nuove non servirebbero. E queste idee nuove che cosa dovrebbero riguardare?
– Tutto. Il tipo di società, l’economia, il rapporto tra cittadini e politica, il welfare, la pubblica amministrazione, la scuola, il lavoro…
– …nient’altro? Questa è roba da messia! Ognuna di queste parole si può declinare in mille modi. Che significa una nuova economia? Non è mica una cosa che si può cambiare con un clic… non possiamo mica rifarci in casa le regole come se fossimo soli al mondo; la nostra economia è un pezzo dell’economia mondiale; e non è solo questione di euro o non euro, spread o non spread, è questione di esportazioni e importazioni, di rapporto con i paesi che possiedono il nostro debito pubblico (senza rinnovare il quale non riusciremmo a pagare neppure le pensioni e gli stipendi agli insegnanti e ai poliziotti). Cos’è che vorresti “nuovo” più precisamente?
– Beh, ad esempio vorrei nuove le regole dei contratti di lavoro. Vorrei che non esistessero più i contratti “tipici” e quelli “atipici”: vorrei una sola forma per tutti, semplice e comprensibile anche ai non addetti, una forma in cui la differenza tra una busta paga e un’altra riguardi solo quantità del compenso, non le coperture assicurative e la previdenza!
– Non è una cosa facile, ma almeno questa è una cosa definita. Una novità non da poco che potrebbe essere un obiettivo perseguibile. Un’altra cosa nuova “definita”?
– Qualcosa sui requisiti di chi ci governa: fedina penale pulita e una sorta di “patente” che garantisca un adeguato livello culturale e di competenza. Nessuno può garantire l’onestà futura, ma almeno quella passata non dovrebbe essere difficile…
– Questa, oltre ad essere precisa, non è neppure difficile da attuare. Una “novità” davvero a portata di mano.
– Comincio a prenderci gusto. Forse il lavoro da fare è proprio questo “spacchettamento”: smontare i capitoli grandi nei singoli pezzi che li compongono e identificare le “novità” che vogliamo pezzo per pezzo…
– …in questo modo sarà più facile sia indicare ciò che vogliamo, sia verificare se la “novità” ci sarà o non sia solo “una cosa vecchia con il vestito nuovo”, come cantava Guccini.