Il 1° settembre scorso il Ministro della Sanità del Nuovo Galles, John Della Bosca, peraltro aspirante premier, si è dimesso in maniera, diciamo così, ?preventiva?, dagli incarichi di governo una volta saputo che da lì a breve il Daily Telegraph avrebbe rivelato ai suoi lettori australiani che egli aveva intrattenuto per sei mesi una relazione con una signorina ben più giovane di lui all?insaputa della moglie: cioè aveva un?amante.
Trasportiamo questo fatto dall?Australia all?Italia:
1 ? nessun ministro si sarebbe dimesso
2 ? il direttore dell?ipotetico Daily Telegraph italiano sarebbe stato tacciato di essere omosessuale da un giornale amico del Ministro
3 ? altri giornalisti ?prudenti? avrebbero detto che si trattava solo di fatti personali dei quali i media non dovevano occuparsi né il Ministro rispondere all?elettorato
4 – nessuna notizia sarebbe apparsa sulle TV nazionali o commerciali salvo forse informare nei titoli di coda che alcune lettere anonime avrebbero fatto intendere che il direttore del sempre supposto Daily Telegraph italiano avrebbe avuto tendenze sessuali non proprio ortodosse e che anzi forse sarebbe stato meglio per lui e per il suo giornale pensare alle dimissioni da direttore.
Non c?è niente di allucinante in questa rilettura italiana del fatto australiano, anzi è proprio quello di cui siamo tutti testimoni ? passivi ? quotidianamente, da mesi.
Sempre il 1° settembre da Danzica il Premier ci informa che avrebbe risposto volentieri alle dieci domande di Repubblica ? mai divulgate dalle TV nazionali – se quelle «domande insolenti, offensive e diffamanti» fossero state poste da altri giornali e non da un giornale-partito come Repubblica, dichiaratamente in ?guerra? col Premier. Possibile che nessun giornalista della cosiddetta stampa ?libera? abbia colto l?errore strategico commesso dal Presidente del Consiglio con questa affermazione?
1 ? ha implicitamente ammesso la liceità, la ratio, di quelle domande
2 – alle quali dice di non voler rispondere non perché improponibili, irricevibili, ma perché poste da un organo di stampa a lui chiaramente avverso
Un giornalismo intelligente e libero avrebbe dovuto già il giorno dopo far proprie le 10 domande di Repubblica e riproporle al Premier tali e quali in un coro assordante. Così avrebbero dovuto fare all?unisono il 2 settembre tutti giornali supposti liberi: Corriere della Sera, il Riformista e La Stampa e il Sole 24Ore fino al Messaggero.
Mi viene in mente un grande film sulla libertà di pensiero: L?attimo fuggente. Nella scena finale il geniale professore impersonato da Robin Williams viene cacciato dalla scuola perché troppo innovativo e non in linea coi vecchi programmi scolastici. Un preside autoritario severo e retrogrado è seduto al suo posto e inizia la lezione di letteratura riproponendo vecchi e noiosi canoni estetici, proprio mentre Robin Williams lascia in silenzio l?aula carica di tensione e di repressione. Ma ecco che allora uno ad uno i suoi allievi, a cui ha voluto per prima cosa insegnare la libertà di pensiero, in piena sfida col preside, che intanto sta continuando a fare la sua pedante lezione, si alzano mettendosi in piedi sul banco e salutano il loro professore sfidando il potere repressivo e incuranti del preside urlante. ?O capitano! mio capitano!? Urlano imperterriti, tutti uniti, tutti in piedi sui banchi testimoniando la loro solidarietà al professore cacciato da un potere ottuso e vendicativo.
Se non per Repubblica, almeno per il direttore di Avvenire, Dino Boffo, tutti, i giornalisti per primi, dovrebbero salire sul banco e urlare con le parole di Whitman: O capitano! mio capitano!?
Questa poesia è dedicata a Dino Boffo dal sottoscritto, in piedi sul banco:
O CAPITANO! MIO CAPITANO!
Di WALT WHITMAN (1865)
O Capitano! mio Capitano! il nostro viaggio tremendo è finito,
La nave ha superato ogni tempesta, l’ambito premio è vinto,
Il porto è vicino, odo le campane, il popolo è esultante,
Gli occhi seguono la solida chiglia, l’audace e altero vascello;
Ma o cuore! cuore! cuore!
O rosse gocce sanguinanti sul ponte
Dove è disteso il mio Capitano
Caduto morto, freddato.
O Capitano! mio Capitano! àlzati e ascolta le campane; àlzati,
Svetta per te la bandiera, trilla per te la tromba, per te
I mazzi di fiori, le ghirlande coi nastri, le rive nere di folla,
Chiamano te, le masse ondeggianti, i volti fissi impazienti,
Qua Capitano! padre amato!
Questo braccio sotto il tuo capo!
É un puro sogno che sul ponte
Cadesti morto, freddato.
Ma non risponde il mio Capitano, immobili e bianche le sue labbra,
Mio padre non sente il mio braccio, non ha più polso e volere;
La nave è ancorata sana e salva, il viaggio è finito,
Torna dal viaggio tremendo col premio vinto la nave;
Rive esultate, e voi squillate, campane!
Io con passo angosciato cammino sul ponte
Dove è disteso il mio Capitano
Caduto morto, freddato.