La settimana scorsa circa quattrocento tra eritrei, somali e sudanesi hanno occupato in poche ore uno stabile di proprietà della Telecom in via Boccea, nelle vicinanze delle palazzine dell?area ?Bastoggi?, anch?esse occupate anni fa e in seguito requisite dal Comune, ricettacolo di ogni sorta di emarginazione di marca nostrana, e oggi finalmente in cammino verso una ?normalizzazione?.

La prima accoglienza che gli attuali ospiti della Bastoggi hanno riservato ai nuovi arrivati, quasi tutti richiedenti asilo politico, è stata una fitta sassaiola: il timore di condividere una condizione di pesante precariato e il rischio di compromettere il fragile e traballante equilibrio locale, li ha evidentemente allarmati.

Secondo il nostro ordinamento, spetta al Prefetto, con l?ausilio di una commissione provinciale, affrontare un problema così rilevante. Ma gli amministratori locali, e in primo luogo il Municipio, non potevano rimanere a guardare. Appena giunta la notizia dell?occupazione, i consiglieri municipali, di destra come di sinistra, si sono recati sul posto manifestando atteggiamenti e sentimenti molto diversi rispetto all?accaduto, concretizzati poi in dichiarazioni altrettanto distanti, concordi soltanto sul principio che un atto di occupazione è di fatto un?azione illegale.

Il giorno seguente l?avvenimento è diventato oggetto della seduta di Consiglio: in circa quattro ore di dibattimento non si è trovato l?accordo per un documento unitario, fin quando è arrivata la decisione della Commissione Provinciale che ordinava lo sgombro immediato dello stabile occupato.

L?oggetto del contendere verteva soprattutto sulla necessità di esprimere semplicemente una ferma condanna dell?occupazione abusiva, posizione sostenuta evidentemente dalla destra, o seppure manifestare anche solidarietà per le situazioni di disagio sofferte dagli occupanti, costretti a lasciare il proprio paese a causa della miseria, del sottosviluppo e della stessa difficoltà di sopravvivenza .

Mi chiedo a questo punto se il compito della politica sia semplicemente quello di assicurare ai cittadini legalità e sicurezza, o seppure rientri tra le sue competenze anche quella di intervenire indicando soluzioni per risolvere le contraddizioni presenti nella nostra società.

Ma la politica cittadina e nazionale è oggi veramente in grado di intervenire con efficacia nelle situazioni di disagio e di emarginazione legate soprattutto all?immigrazione?

E? infine accettabile un modello di sviluppo che ampliando le distanze tra paesi poveri e paesi ricchi produce sacche di miserie sempre più evidenti e scandalose?

Sono domande vecchie, che non possono tuttavia non rimanere prioritarie per chi si impegna in politica con spirito umanitario e cristiano.