No, non mi riferisco a quelli dello stadio.
Parlo di quelli che -di qualunque argomento si parli- hanno la risposta prima della domanda.
Quelli ai quali non interessa affatto capire cosa succede e perché: loro hanno già pronto il giudizio anche su quello che ancora non è successo e nulla potrà modificarlo, perché non deriva dalla riflessione sui fatti, ma dall’ossessiva ripetizione della loro convinzione.
E’ un problema di metodo, non di merito. Vale per chi sostiene opinioni che condivido e per chi sostiene quelle contrarie.
Guardando i talkshow, ascoltando la radio, scorrendo facebook, non colgo lo sforzo di analizzare le informazioni per arrivare a formulare un’opinione; l’esercizio più diffuso sembra piuttosto quello di forzare la realtà per farla assomigliare all’opinione per cui si “tifa”. L’ipotesi che i fatti possano scalfire la convinzione di partenza non è neppure contemplata: valgono solo le conferme, mai le smentite!
Il tutto, ovviamente, urlato come un’evidenza che “non vede solo chi non la vuole vedere”… e se (raramente) qualcuno prova ad argomentare un po’ più pacatamente (diciamo senza bava alla bocca), fa la figura dell’indeciso che non sa prendere posizione.
A costo di essere considerato “antico”, sono affezionato all’idea di non dare per scontato che le mie opinioni siano sempre le uniche e le migliori.
“Il dubbio è scomodo ma solo gli imbecilli non ne hanno” (Voltaire)