La proposta dell’ora di religione islamica da insegnare nelle scuole della nostra repubblica come oggi si insegna la religione cattolica, sembrerebbe appartenere alla categoria dell’irrealtà per motivi pratici, politici ed anche pedagogici. Pratici, perchè ad oggi è impossibile siglare un’intesa con la religione islamica dal momento che è ancora in nuce una rappresentanza nazionale dell’Islam italiano. Politici, perché la questione si presta ad una ampia quanto sterile discussione pubblica dagli indubbi risvolti elettorali. Inoltre la Lega, alleato forte della maggioranza di governo, mai potrebbe cedere su un punto del genere. Pedagogici, perché, come ha scritto ieri Luzzato su Repubblica, (vedi anche su www.amiciperlacitta.it) ci si arricchisce di più a leggere il libro dell’altro piuttosto che il proprio.

Detto questo, quella che era una proposta nata per provocare tensioni e fibrillazioni anche all’interno della maggioranza di governo, metodo ormai più che collaudato dalla fondazione finiana FareFuturo, avrebbe avuto bisogno forse di un approfondimento diverso, legato più al piacere della ricerca intellettuale che a quello dell’azione muscolare.

Sembra quasi che gli ex missini abbiano riscoperto il gusto futurista della provocazione e, come a quel tempo, il resto del mondo intorno a loro, si ferma a guardare il dito piuttosto che la luna che quel dito indica.

Tra le tante risposte, particolare mi è sembrata quella di Vittorio Messori sul Corriere della Sera di due giorni fa. Ma veramente si crede che la società occidentale plasmerà a sua immagine e somiglianza l’intera società globale con le sue virtù (non si sa bene quali) e i suoi vizi (ben elencati e numerosi)? Ma veramente si crede che la religione islamica sia incapace di evolvere, svilupparsi, interrogarsi, fare passi in avanti o anche indietro, come qualsiasi religione fa da millenni? Veramente si crede che l’Islam sia incapace di un dialogo vero e profondo tra religioni che metta le fedi religiose su un piano comune?

Naturalmente non manca poi l’attacco al politicamente corretto e al buonismo, vero mantra dei conservatori di ogni risma, secondo cui bisogna aprire gli occhi alla realtà di un islam retrogrado e conservatore.

Di realismo in realismo ho paura che si caschi spesso nel razzismo.
Senza toccare il tema dell’insegnamento della religione cattolica, che rientra più nel diritto costituzionale che in quello quotidiano, ripeto che l’ora di religione islamica mi sembra difficilmente raggiungibile. Ma non per questo difficilmente intellegibile.

Irshad Manji, lesbica iraniana e orgogliosamente musulmana, in un suo libro bellissimo, per comprendere un certo atteggiamento conservatore nella società islamica, chiede ai suoi fratelli musulmani quando hanno smesso di pensare. Non vorrei che tra qualche hanno simili pamphlet siano necessari in Occidente per rispondere ai perché della nostra società.